Riparte il Giro, tutti a caccia di Contador

TERMOLI – Se non avesse il fiato sul collo di una squalifica per doping forse a questo Giro non sarebbe neanche venuto. Come nel 2008, che non a caso vinse. Perché lui è anzitutto da Tour de France, ma quello rischia di non correrlo.


Sei giorni nascosto in mezzo al gruppo, due per scoprirsi ‘Cannibale’. Prima la frustata di Tropea, poi domenica la ‘fucilata’ dell’Etna. Il Giro è appena cominciato e ha tutta l’aria di essere già finito. Poco importano i distacchi, la sensazione diffusa é che Alberto Contador sia di un altro pianeta. In salita a molti domenica ha ricordato Pantani del ‘98, quello dell’accoppiata Giro-Tour, per la facilità con cui si è ‘bevuto’ gli altri in arrampicata. E chi ha osato contrastarlo (Scarponi) è finito fuori giri.


Fino a qualche anno fa solo uno come Armstrong poteva fargli ombra. Adesso che l’americano si è ritirato praticamente non c’é più nessuno. Forse non vincerà mai un Mondiale, ma le corse a tappe finora non le sbaglia mai. Un computer, ma da domenica anche con un cuore, capace di correre anche all’attacco e vincere dando spettacolo, come piace ai tantissimi tifosi che ancora credono nel ciclismo.


Nella storia del Giro i record di Girardengo, Binda, Merckx e Bugno (in maglia rosa dalla prima all’ultima tappa) sembrano inattaccabili. In passato c’é stato anche chi ha fatto meglio di lui: nel ‘78 il belga De Muynck prese la maglia dalla terza tappa, nel ‘95 lo svizzero Rominger dalla seconda. Evgeni Berzin, invece, nel ‘94 diventò leader dopo una settimana fino alla fine, proprio come Contador.


“E’ forte, ma i Giri non si vincono da soli, ci vuole la squadra – dice il russo, che oggi ha una concessionaria d’auto a Stradella, nell’Oltrepò Pavese – dipende da quanti compagni riusciranno a restare con lui. Però Alberto non è un ‘mostro’, domenica dietro di lui hanno aspettato troppo, non hanno tirato, e Nibali ha dormito. Se collaboravano di più potevano riprenderlo. Giro finito? Ma per carità”. A mente fredda lo ‘Squalo’ di Messina continua a dirsi “tranquillo”, sa che in caso di squalifica di Contador potrebbe anche bastargli il secondo posto per vincere il Giro.


Domenica è arrivato a Termoli in charter a tarda sera e ieri, a causa del maltempo e del forte vento, è rimasto in albergo a fare un pò di rulli. “Se seguivo Scarponi anch’io facevo la stessa fine sua – dice – Non ho agito d’impulso come lui, ho aspettato come gli altri leader cercando di recuperare nel finale. Non ho nulla da recriminarmi. Contador domenica è stato il più forte, ma ci saranno altre occasioni per recuperare. Ma dobbiamo anche essere realisti: se Alberto è in forma punti deboli è difficile trovargliene. Per metterlo in crisi cercherò di sfruttare le occasioni. Ma io non sono uno che si arrende, né che si sente già battuto. Io la maglia la rosa la voglio a Milano, non sull’Etna”. “Il Giro non è finito – dice il team manager della Liquigas Roberto Amodio – La parte più dura deve ancora venire. Una giornata nera può capitare a chiunque Però, per uno che di ciclismo se ne intende come Bruno Reverberi, questo Giro era già deciso in partenza”. “Per me – dice il patron della Colnago – lo spagnolo è di un’altra categoria, stravince perché dietro non c’é nessuno. Nibali e Scarponi? A volte ci lasciamo trascinare dai facili entusiasmi. I nostri sono bravi ma non campioni. L’anno scorso abbiamo fatto primo terzo e quarto, ma era un Giro minore. Appena arrivano i big… Uno come Contador se non cade a Milano arriva con dei minuti su tutti”.


Niente a che fare però con i grandi campioni del passato. “Ai tempi di Gimondi o Merckx molta gente che è qui non avrebbe avuto nemmeno la licenza. E uno come Contador 30 anni fa avrebbe fatto quasi il gregario”. Figurarsi che lo spagnolo sogna addirittura non solo l’accoppiata alla Pantani, ma addirittura lo Slam (Giro, Tour e Vuelta). Sempre se glielo permetterà il Tribunale arbitrale.