Premier in Aula, al vaglio l’ipotesi di un suo interrogatorio

MILANO – Con la sua presenza in aula anche ieri, sembra ormai ‘consolidata’ la linea di Silvio Berlusconi: partecipare, salvo impegni istituzionali, ai processi in cui è imputato a Milano e che, eccetto quello sul caso Ruby, sono fissati il lunedì. E la conferma arriva anche dai sui legali che già hanno annunciato che il premier sarà di nuovo in tribunale il prossimo 23 maggio quando riprenderà l’udienza per il caso Mills. E poi hanno di nuovo fatto balenare l’ipotesi, ancora da vagliare, di un suo interrogatorio.


Il capo del Governo per la quinta volta si è presentato a Palazzo di Giustizia facendo il bis davanti ai giudici della decima sezione penale che dovranno stabilire se ha corrotto o meno l’avvocato inglese David Mills versandogli, tramite l’ex manager Carlo Bernasconi, circa 600mila dollari in cambio di testimonianze reticenti o false, così recita l’accusa, nei procedimenti per le tangenti alla Gdf e All Iberian.


Arrivato nella maxi aula della Prima Corte d’Assise d’Appello, il premier, seduto in prima fila di fianco ai suoi avvocati Niccolò Ghedini, Piero Longo e Filippo Dinacci, ha ascoltato non solo un buon quarto d’ora di schermaglie procedurali sulla possibilità di riconvocare i testimoni come vuole la difesa, ma anche la deposizione dell’ex manager della F1 Flavio Briatore, arrivato appositamente da Londra. A differenza delle scorse udienze, Berlusconi, capolista per il Pdl alle comunali di Milano, essendo i seggi ancora aperti , ha rispettato il divieto di non parlare imposto dalla legge ai candidati. Quindi ai cronisti che di solito seguono la cronaca giudiziaria in una pausa del processo, quando il collegio era in camera di consiglio, si è limitato a dire, sfoderando un sorriso:


– Sono in silenzio elettorale, non mi fido di voi. Ho la piu’ grande sfiducia nella situazione informativa.
Invece si è intrattenuto a lungo con alcuni carabinieri che svolgono il servizio di sicurezza e poi, nonostante i suoi legali gli abbiano spiegato che non era opportuno, con Briatore. Silenzio elettorale dunque, rispettato da Berlusconi anche quando ha lasciato il Tribunale tra qualche grido isolato di qualche contestatore. Quanto al dibattimento – oltre al fatto che in un passaggio di un intervento di Ghedini si è riaffacciata una vaga ipotesi di un interrogatorio del Presidente del Consiglio – dalla deposizione di Briatore è emerso di nuovo come l’avvocato inglese non facesse distinzione, confondendoli, tra i suoi conti e quelli dei suoi clienti.