Pressing del Pd: «Il premier imprigiona il Paese»

ROMA – Il Pd alza il tiro all’indomani della vittoria alle amministrative e in vista della verifica in Parlamento fissata per il 20 giugno.


– Berlusconi si presenti in aula dimissionario – chiedono prima il capogruppo Dario Franceschini e poi Pier Luigi Bersani, che, come unica subordinata al voto anticipato, concede solo un breve spazio per cambiare la legge elettorale, il famigerato Porcellum. L’impressione, però, è che il premier continuerà a tenere ‘’prigioniera’’ l’Italia e quindi nel frattempo va consolidato il successo elettorale del centrosinistra, ormai un punto fermo per Bersani in attesa di capire le scelte del Terzo Polo. Sulla richiesta di dimissioni da parte di Berlusconi tutte le opposizioni sono d’accordo ma, non tutti, neanche nel Pd, pensano che le urne siano la strada maestra.


C’è chi accarezza l’idea di un governo tecnico di centrodestra, al quale comunque il Partito Democratico non parteciperebbe, per fare la manovra economica e cambiare la legge elettorale e chi invece è dell’idea che è meglio battere il ferro finchè è caldo. Il segretario del Pd non si addentra nelle varie possibilità prima di capire come la maggioranza pensa di rialzare la testa dalla batosta elettorale:
– Andiamo a votare – taglia corto Bersani – se troviamo lo spazio per fare una legge elettorale meno vergognosa bene, sennò andiamo a votare perchè il paese non può stare nella palude e se Berlusconi è uno statista questa cosa deve capirla.


In attesa della verifica di fine giugno, il Pd punta ad assestare un altro colpo al governo vincendo il referendum. Per questo la macchina organizzativa ha cominciato a far girare i motori per togliere ‘’l’ultima macchia al giaguaro’’, secondo l’espressione di Crozza ormai diventato un tormentone del leader Pd. All’appuntamento referendario ieri ha aderito anche il presidente della Camera Gianfranco Fini e il Pd vede una nuova occasione per avvicinare le posizioni con il Terzo Polo. Certo l’alleanza con Fini e Casini, alla luce del risultato delle amministrative, non sembra più una questione di vita o di morte per il Pd.
– Siamo prossimi – è convinto Bersani – ad essere il primo partito. Non lasciamo per strada pezzi di centrosinistra di governo ma il centrosinistra non deve alzare le paratie e, tenendo aperti i canali, dove non arrivano i partiti possono arrivare i cittadini come dimostra il fatto che gli elettori del Terzo Polo hanno votato spesso i candidati del centrosinistra.


E’ un Nuovo Ulivo il modello al quale si ispira il leader Pd ma senza gli esiti dell’Unione.
– Serve un passo di maturazione per darci credibilità nell’azione di governo, un patto di garanzia – La richiesta è rivolta ad Antonio Di Pietro e a Nichi Vendola, che chiedono di accelerare nell’alleanza del centrosinistra chiudendo le porte al Terzo Polo e scegliendo con le primarie il candidato premier. Timing che non corrisponde a quello del Pd:
– Il percorso è sempre lo stesso: prima il progetto con il pacchetto di 10 riforme, poi vedere chi ci sta e quindi chi ci sta decide se fare o meno le primarie.


Primarie alle quali Bersani parteciperà da ieri in una posizione di forza come lui stesso ammette.
– Mi sento più forte, non è detto che mi senta meglio – ha detto -. Battute a parte, io ci sono ma non mi metto davanti al progetto.