De Magistris: «Faremo tornare grande la città»

NAPOLI – Piove a dirotto su Napoli, ma Luigi de Magistris, da buon partenopeo, vede il lato scaramantico della cosa. ‘’Sindaco bagnato, sindaco fortunato’’ si affretta a dire. Ore 13, Castel Capuano. In quel vecchio tribunale che frequentava da giovane laureato, l’ex pm viene proclamato primo cittadino della città più problematica d’Italia. Il primo pensiero va al papà Giuseppe, presidente negli anni ‘80 della Corte d’Appello nel processo sul caso Cirillo. La mente va al passato. Ricorda:
– Qui venivo a sbirciare mio padre.


Ma la giornata è fitta di impegni e non c’è tempo per i ricordi. C’è da perfezionare il passaggio di consegne con il sindaco uscente Rosa Russo Iervolino. Tra i due mezzora di colloquio nella stanza del sindaco. Chi vi ha assistito descrive l’ex ministro dell’Interno di buon umore e l’ex pm un po’ emozionato. Tutto inizia con un siparietto. De Magistris fa per accomodarsi sul divanetto che sta di fronte alla poltrona del sindaco. Ma è la Iervolino a stopparlo e a indicargli la sua poltrona.
– Ora quella spetta a te, è li che devi sedere – gli dice.


L’ex pm ha un’incertezza, poi accoglie l’invito e fa per sedersi, ma solo per poco, e non senza un certo imbarazzo.
– Ci siamo fatti una bella chiacchierata – dirà il neo sindaco ai cronisti – è stato un colloquio importante guardandoci negli occhi. I rapporti umani per me vengono prima di quelli istituzionali e con la Iervolino c’è stata sempre simpatia, fermo restando che oggi inizia una stagione nuova per Napoli.


L’addio della Iervolino, dopo dieci anni a Palazzo San Giacomo, è in punta di piedi. Prima la stretta di mano a De Magistris con un sentito incoraggiamento a fare bene, e poi via, senza rubare la scena al nuovo sindaco. Dalla sala scatta un applauso che ne accompagna l’uscita. Lei saluta e stringe qualche mano sorridendo prima di guadagnare la porta.


– Andiamo adesso – le ultime parole ai suoi più stretti collaboratori prima che l’emozione possa prendere il sopravvento. Il nuovo sindaco, invece, si presenta ai dipendenti comunali.


– Sono particolarmente commosso – esordisce -. Sono convinto che qui ci siano professionalità e competenze per far vivere alla città una stagione nuova e storica, per evitare che di Napoli si dica male all’estero, e per far sì che tanti giovani non vadano più via da Napoli per trovare lavoro. Sarò un punto di riferimento per tutti e sarò il sindaco di tutti. Troverete – aggiunge – le mie porte sempre aperte. Per me contano il lavoro e i rapporti umani prima ancora di quelli istituzionali: non ho nessuno alle spalle e mai lo avrò.
Prima di congedarsi c’è spazio per un passaggio figlio della tossine della campagna elettorale:
– Oggi non mi sento solo: mi ha votato il 66% dei senza cervello e sarò il loro rappresentante – dice provocando le risate della sala – ma sarò anche il sindaco di chi ha cervello. Con il contributo di tutti – conclude prima di lasciare Palazzo San Giacomo dove farà ritorno per insediarsi venerdì mattina – riusciremo a fare di nuovo grande Napoli.


Il neo-sindaco saluta. Gli viene regalato un libro su Maurizio Valenzi, storico sindaco rosso: ma ora c’è da pensare alla giunta che ‘’sarà pronta entro dieci giorni, per lunedì 13’’, magari nella speranza che quel numero porti fortuna. La stessa che cercano gli amanti del lotto a caccia di un terno secco su Napoli: 9 (il ballottaggio), 19 (Masaniello) e 62 (il sindaco). Anche loro, come De Magistris, sperano di ‘scassare’.