Caso Battisti, l’Italia richiama l’Ambasciatore. Brasile: «No crisi»

ROMA – L’Italia richiama il suo ambasciatore a Brasilia, compiendo un passo diplomatico formale dopo la liberazione di Cesare Battisti e quel ‘no’ all’estradizione, vissuto come un vero e proprio ‘schiaffo’. Una decisone ‘temporanea’, per consultazioni finalizzate a mettere a punto i ricorsi e le contromosse, che sottolinea tutta l’irritazione del governo italiano.


Roma giudica la decisione presa dall’ex presidente Lula e confermata l’altra notte dalla Corte Suprema brasiliana ”politica e non giuridica”, spiega il responsabile della Farnesina, Franco Frattini. Mentre dall’altra parte dell’oceano Brasilia insiste, tentando di allentare la tensione.


– E’ un caso giuridico, non abbordabile politicamente – mettono le mani avanti fonti dell’Itamary, il ministero degli Affari esteri carioca parlando di relazioni ”eccellenti” e di nessun ”rischio di crisi” tra Roma e Brasilia. E parla anche Lula, facendo notare – sulla scia di quanto già detto dalla sua ‘pupilla’, la presidente Dilma Rousseff – come le decisioni dell’Alta Corte non ”si commentino”.


– La decisione che ho preso io è esattamente conforme al trattato di estradizione con l’Italia – secondo l’ex-presidente operaio.


Dal Brasile Battisti intanto è pronto alla sua nuova vita da scrittore a San Paolo – dicendo di non considerare la sua vicenda ”un trionfo” e di rispettare le ”istituzioni e le vittime” – e l’ambasciatore d’Italia si prepara a partire. Gherardo La Francesca lascerà la sua sede per far rientro a Roma, dove lunedì è atteso alla Farnesina.


– Vogliamo sapere in che atmosfera si è svolta questa procedura giudiziaria, che ci ha molto deluso – ha spiegato Frattini ricordando che ”avevamo auspicato una decisione serena dell’autorità brasiliane” mentre invece ”c’é stata una decisione politica”.


– Di fronte a questo non c’é diplomazia che tenga – ha stigmatizzato il responsabile della Farnesina mentre il suo predecessore, Massimo D’Alema, ha parlato di ”vicenda molto grave”.


– Sono amico del Brasile, ma questa decisione non gli fa onore. Apre una ferita, perché i terroristi vanno puniti dalla legge e non rimessi in libertà – ha proseguito l’ex ministro degli Esteri.


Le polemiche intanto, in Italia, non si placano. E se Ravenna – gemellata con la città brasiliana Laguna – ha annunciato di voler sospendere il sodalizio e la Fiamma Tricolore chiederà l’addio del brasiliano Felipe Massa dal team Ferrari, in campo sono scese le associazioni delle famiglie delle vittime del terrorismo. Da quelle del ‘2 agosto’ a quelle di ‘Ustica’. Sulle vittime dell’ex esponente dei Pac (Proletari Armati per il comunismo) è tornato anche Frattini:


– Rispettiamo il dolore dei parenti, quello che non abbiamo potuto ottenere per via di un ricorso giudiziario nazionale lo potremo ottenere con un ricorso internazionale.