Sfida quorum. Pd ottimista, Bossi: “Il referendum è un imbroglio”

ROMA – La sfida per raggiungere il quorum è apertissima e nel centrosinistra c’è un cauto ottimismo per l’andamento dell’affluenza che alle 12 era quasi al 12% e alle 19 è al 30%. Dati che secondo Pd e Idv indicano che è possibile superare l’asticella del 50 % dei votanti per vedere convalidati i quattro referendum. “Alle ore 19 l’affluenza alle urne supera il 29%. E’ come la scalata del K2, ma vedo già la vetta. Ce la possiamo fare tutti insieme”, commenta Antonio Di Pietro che parla di “molti esponenti del centrodestra che in queste ore hanno cambiato idea e adesso esortano i cittadini ad andare a votare, altrimenti la vittoria verrà attribuita solo al centrosinistra”.

Anche il Pd parla, sulla base però dell’affluenza registrata alle 12, di “ottima tendenza” e di “un dato superiore a quelli dei referendum in cui è stato raggiunto il quorum”. Infatti qualunque sia stato il quesito referendario ed il tipo di referendum, la consultazione degli archivi del Viminale dice che quando la prima rilevazione dell’affluenza alle urne è stata a due cifre, come nel caso di ieri, si è sempre raggiunto il quorum. Intanto mentre le forze politiche attendono il risultato finale della domenica, sono Idv e Sel a commentare con maggior solerzia l’andamento delle votazioni: Leoluca Orlando definisce queste “giornate importantissime per la democrazia” e Nichi Vendola vede a portata di mano una vittoria che consenta di “uscire dal berlusconismo”. Nel campo del centrodestra, a rompere il silenzio elettorale è stato Umberto Bossi che a Lesa, in provincia di Novara, ha detto che “questi referendum sono un imbroglio” e ha espresso la speranza che “la gente non vada a votare”.

Di fronte alla possibilità che il quorum venga raggiunto, il leader del Carroccio ha sostenuto che “Berlusconi ha perso la capacità di comunicare in televisione”. “Questa è la semplice verità e la gente è caduta in trappola”, ha aggiunto. “L’invito di Bossi a non andare a votare, a urne aperte, è l’ennesimo schiaffo alla democrazia, e l’ennesimo autogol della maggioranza che indegnamente governa questo paese”, protesta il presidente dei senatori dell’Idv Felice Belisario. In giornata, oltre al presidente della Repubblica che si è recato ai seggi alle 11, hanno votato anche Pierluigi Bersani, Antonio Di Pietro e Pierferdinando Casini mentre le urne sono state disertate da molti leader del centrodestra ma non da altri esponenti della maggioranza che hanno trasmesso l’idea di un voto in ordine sparso. In mattina, per esempio, ha votato il presidente del Veneto Luca Zaia che ha espresso quattro sì, compreso quello, più inviso al premier, sul legittimo impedimento. “Se riguardasse me preferirei avere una corsia preferenziale che sveltisse ogni procedimento.

Non ritengo giusto – ha spiegato l’esponente del Carroccio – che chi amministra resti con la spada di Damocle di qualche avviso di garanzia per poi avere dopo anni l’assoluzione con formula piena”. Un’osservazione che è piaciuta alla governatrice del Lazio. “Penso che ciascuno di noi abbia il diritto e il dovere di avere un processo veloce. Anche io chiaramente mi ci sottoporrei rapidamente”, ha detto all’uscita del seggio Renata Polverini che ha votato tre sì e un no. Un altro esponente del centrodestra che non ha seguito il consiglio di non votare è stato il sindaco di Roma. “Ho votato esercitando la mia autonomia”, ha detto Gianni Alemanno che ha votato solo il quesito sul nucleare.