Promozione di lingua e cultura, ascoltati i direttori degli IIC

ROMA – Nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla promozione della cultura e della lingua italiana all’estero le Commissioni Esteri e Cultura della Camera hanno incontrato alcuni direttori di Istituti Italiani di Cultura.

Melita Palestini, direttore dell’IIC ad Atene, ha sottolineato come da tempo gli istituti promuovano il sistema Paese nel mondo con la sponsorizzazione di privati e strategie che variano da nazione a nazione. Il contesto operativo in America Latina, dove vivono grandi comunità italiane, è diverso rispetto ad altri paesi con presenze di connazionali minori. La Palestini ha evidenziato l’esigenza di avviare sinergie fra gli IIC e le Regioni che con le loro delegazioni vanno all’estero senza punti di riferimento. “Potremmo rappresentare per le Regioni una vetrina, un punto di proiezione internazionale, dando visibilità all’Italia meno conosciuta con vantaggi per il turismo culturale, per la proiezione della piccola e media industria e gli intercambi universitari”.

Per il direttore dell’IIC di Barcellona Salvatore Schirmo è necessario sia garantire la presenza sul territorio dei nostri Istituti, in modo da costruire giorno per giorno la ragnatela delle relazioni in loco, sia creare un giusto mix finanziario fra contributi pubblici e sponsorizzazioni private, per promuovere il nostro paese nel mondo, avendo il coraggio di investire per la cultura all’estero.

Dal canto suo Giuseppe Di Lella, già direttore IIC a Madrid , ha sottolineato come sia più opportuno organizzare grandi eventi all’estero, invece di tante piccole iniziative, al fine di attrarre i finanziamenti privati di enti bancari e delle fondazioni locali che suppliscono alla carenza dei finanziamenti pubblici. Di Lella si è poi soffermato sulle difficoltà a portare avanti programmazioni a lungo termine a causa del mandato a termine dei direttori degli Istituti.

Rossana Rummo, direttore dell’IIC a Parigi, ha sottolineato la necessità di promuovere un’offerta culturale diversificata e basata sulla prossimità con il territorio, che non si fermi agli italiani all’estero ma si rivolga alla popolazione del paese in cui si opera, in modo da promuovere l’internazionalizzazione verso una cultura che non è la nostra. Ha poi parlato dell’esigenza di promuovere i grandi nomi della cultura ma anche i giovani talenti italiani e di addivenire ad una certificazione unica per l’apprendimento della lingua italiana data dall’IIC. La Rummo, dopo aver chiesto facilitazioni fiscali per gli sponsor italiani che investono sulla nostra cultura all’estero, ha auspicato una formazione sul campo del personale che giunge da Roma e il superamento del problema della carriera bloccata del personale a contratto.

Ha poi preso la parola il deputato Pdl Emerenzio Barbieri che ha auspicato una cospicua partecipazione delle grandi banche italiane presenti all’estero alla sponsorizzazione delle attività degli Istituti e si è detto contrario al mandato a tempo che caratterizza l’incarico dei direttori. Una limitazione che, per Barbieri, sicuramente non favorisce la progettualità culturale.
Dopo l’intervento di Riccardo Franco Levi (Pd) che ha criticato la posizione subordinata e di supporto dalla promozione culturale all’estero rispetto all’export voluta dal Governo, ha preso la parola il deputato del Pd Fabio Porta, eletto nella ripartizione America Meridionale.

“Abbiamo bisogno – ha esordito – di avere più risorse per fare di più per il nostro paese e la cultura all’estero è uno dei traini fondamentali cui dovremo guardare”. Porta ha evidenziato come, nonostante si continui a dire che il sistema Italia punti ai paesi emergenti, vi sia completa mancanza di attenzione da parte del nostro paese per la grande comunità italiana dell’America Latina dai “dati economici eclatanti”.

“Tutti quanti siamo d’accordo – ha affermato il vice presidente della Commissione Esteri Franco Narducci – che bisogna fare di più per promuovere il Sistema Paese. Il rilancio della lingua e cultura italiana è un fatto strategico per un paese post industriale come l’Italia che ha bisogno di puntare sulle esportazioni anche dell’economia immateriale”. Narducci si è detto contrario al discorso che in questo ambito tende a superare il ruolo delle comunità italiane all’estero. “E’ chiaro – ha spiegato il deputato del Pd eletto nella ripartizione Europa- che l’offerta culturale deve essere rivolta alla popolazione indigena, ma scusate i figli dei francesi di terza generazione fanno parte di quelle comunità e noi non li possiamo perdere perché la radice culturale che li ha uniti al nostro paese rappresenta anche un aspetto economico importante. Rischiamo di perdere colpi sul turismo di ritorno che è legato essenzialmente alle nuove generazioni che vengono in Italia. Quindi – ha proseguito – l’offerta deve essere rivolta, ad esempio alla Francia e alla Germania in cui vivono le nostre comunità che non vanno messe da parte, ma valorizzate”.