Immensa Pellegrini a Shanghai

SHANGHAI – Cambiata, cresciuta, dimagrita, forse anche sfidanzata. Ma sempre d’oro, perché è così, perché come lei non c’e nessun altro, perché è il campione che per una volta il mondo ci invidia e dopo due anni dai mondiali di casa Federica Pellegrini è di nuovo la prima, la numero uno: il torneo iridato di Shanghai è cominciato con le inedite cuffie Phelps style e Lady Gaga sparata nelle orecchie (“Una introversa come me”), i soliti tre colpetti battuti sul petto, è proseguito con 400 metri di uno stile purissimo, e finito, prima di salire sul gradino più alto del podio, con un cuore disegnato con le mani, a metà tra acqua e aria, che subito aveva fatto pensare a una dedica molto speciale. Magari a un nuovo amore. Solo una promessa, invece, con il suo preparatore atletico, Andrea Scattolini: “Se vinco ti lancio un ‘ti lovvo’” racconta la raggiante neo-ricampionessa mondiale dei 400 stile.

Si scrive così, si pronuncia I love you, ma è solo un gioco. Dice.
In questi due anni del resto la vita non le è solo cambiata, é stata stravolta: dopo lo choc per la morte di Alberto Castagnetti, più che un allenatore, quasi un secondo padre, Federica si è dovuta rimboccare le maniche fino a espatriare a Parigi: quattro mesi e una vita da reinventarsi, una lingua da imparare e un allenatore, Philippe Lucas, che doveva provare a colmare il vuoto tecnico e umano lasciato da Alberto.
Un’impresa, che le è riuscita, naturalmente: ha ritrovato una strada, se l’é disegnata a sua immagine e somiglianza rientrando a Verona, anche con un salto di qualità: “Questo è il mondiale della tranquillità”, aveva detto alla vigilia. E lo ha confermato, rompendo il ghiaccio alla sua maniera, con un tempo quasi da brividi nell’era tornata senza i costumoni (4’01”97) e rifilando più di tre secondi alla britannica olimpionica della distanza, Rebecca Adlington, argento senza aver mai concorso per l’oro. Come la francese Camille Muffet, bronzo, tutte e due inchinate a sua maestà Federica. Che parla di “una gara diligente”, controllata per i primi duecento metri quando la povera danese Lotte Friis ha tirato pensando che il titolo si vincesse lì. Poi ha lanciato l’attacco e ne aveva nelle braccia e nelle gambe da non lasciare nulla alle avversarie.
“Philippe mi ha detto di scattare al secondo 200 e così ho fatto – racconta la campionessa – sono molto contenta, soddisfatta di questa gara, e dell’equilibrio che sento di avere”.

Sorpresa invece dagli effetti speciali che la Cina ha preparato nello stadio indoor del nuoto per le finalissime della vasca – atleti fatti entrare a suon di musica e luci da show – (“E’ stato tutto di corsa, facevano entrare non in ordine e mi sono tolta calzini e tuta senza nemmeno pensare. Forse meglio cosi” dice), non è mai apparsa intimorita. Del resto nelle batterie del mattino aveva già nuotato da leader.
“Sono felice, felicissima – ha ripetuto -. Sapevo di dover fare una gara così. Ho ritrovato sensazioni che mi mancavano da due anni. Questo oro rispetto a quello di due anni fa è diverso. Io sono cambiata anche nel modo di affrontare la gara”.

Una vittoria dedicata al suo team: “Siamo un gruppo rimasto compatto, sono contenta di loro”.
Il francese Lucas, mostrando l’avvenuta integrazione con l’Italia, si presenta con la maglia azzurra.
“E’ una bella vittoria, una gara costruita bene. Federica è stata bravissima, ma ringrazio tutto lo staff – ribadisce pure il francese – Ho preso Federica a febbraio, Alberto è sempre rimasto il suo tecnico nel cuore. Vincere non é mai troppo semplice, soprattutto se sei la favorita, la Muffet è forte, ma lei ha nuotato come volevo. Ora ci saranno i 200, non è facile”.

Già si torna in vasca sulla distanza più breve, quella in cui ha vinto tutto, oro mondiale, olimpico e stabilito il record: martedì primo round. L’Italia sogna, Federica ha fatto vedere che si cambia per diventare ancora più grandi.