Calcioscommesse, ora l’Atalanta rischia

ROMA – Ciclone calcioscommesse. E’ una coincidenza da thrilling che i deferimenti della procura Figc arrivino alla vigilia dei calendari della Serie A. Diciotto i club e ventisei i tesserati chiamati a giudizio, con ‘reati’ sportivi che vanno dall’associazione finalizzata all’illecito alla responsabilità diretta di un paio di società. Teoricamente, codice di giustizia sportiva alla mano, l’Atalanta rischia persino la promozione in A appena conquistata; in concreto, l’ipotesi più probabile è quella di una forte penalizzazione.
In ogni caso, oggi la Lega a Milano celebrerà l’annuale rito estivo del calendario con la presenza del club nerazzurro ma con inevitabile suspence: il processo davanti alla Disciplinare comincia la settimana prossima a Roma, il 3 agosto, ma bisognerà aspettare i successivi gradi di giudizio per scrivere la parola fine sulla vicenda.
Di sicuro, rischiano molto di più i giocatori e gli ex campioni: Cristiano Doni, Marco Paolo, Beppe Signori, per i quali la pena minima potrebbe essere di tre anni di squalifica.
Il nuovo scandalo nato dal sonnifero nel the dei giocatori della Cremonese non ha travolto, al momento, la serie A così come le voci provenienti dalla procura di Cremona lasciavano intendere nei primi giorni dopo gli arresti eclatanti.
La responsabilità diretta riguarda solo Alessandria e Ravenna in Lega Pro, il campionato con il maggior numero di società deferite (undici). Scagionati nella massima serie il Siena (“ci eravamo dichiarati subito estranei”) e il Lecce sul quale gravavano solo sospetti per il ruolo di Corvia: per lui si era spacciato l’ex compagno di squadra Paoloni nei contatti della cosiddetta associazione, tirando dentro al vortice della millanteria anche campioni come Totti e De Rossi. Si alleggerisce anche la posizione del Chievo, una delle due di A deferite: il presidente Campedelli e l’attaccante Pellissier erano stati ascoltati da Palazzi ma alla fine l’unica ‘pecca’ è la responsabilità oggettiva per le scommesse di Bettarini. Non poteva perché, all’insaputa di tutti, tesserato clivense.
“Era un progetto di immagine”, ironia del caso. Ma nelle mille pagine notificate ieri ai deferiti e nelle 32 pubblicate dal procuratore Stefano Palazzi, ci sono anche accuse durissime. Per undici persone si parla di “associazione finalizzata alla comissione di illeciti”. Ci sono tra gli altri Massimo Erodiani, tabaccaio abruzzese tesserato per una società di calcio a cinque, il portiere Marco Paoloni, Beppe Signori ex azzurro ancora tesserato come allenatore, ma anche il ds del Ravenna Buffone e due giocatori dell’Ascoli, Sommese e Micolucci.
Il gruppo si era associato per “alterare il risultato delle gare” e ottenere guadagni scommettendo, e prevedeva anche “compensi in denaro” a chi compiva l’illecito. In un caso – Inter-Lecce, partita a dire il vero ‘millantata’ più che truccata – si scommetteva anche con “soggetti non autorizzati”, ovvero i bookmakers asiatici.
Paoloni ed Erodiani sono accusati di aver imbastito illeciti rispettivamente per 10 e 12 partite: basta il tentativo per far scattare l’art. 7, ma loro due hanno l’aggravante della reiterazione e anche dell’“effettiva alterazione del risultato” nel caso di Atalanta-Piacenza, del 19 marzo. Potrebbe essere questa la partita chiave del processo, almeno per le conseguenze. Vi è coinvolto Doni, accusato da Palazzi di illecito compiuto, mentre il suo compagno di squadra Manfredini é imputato di tentato illecito in Ascoli-Atalanta del 12 marzo. Viene così tirata dentro, anche se solo per via indiretta e senza il coinvolgimento dei suoi dirigenti, la società che ha vinto l’ultimo campionato di B.
La responsabilità oggettiva e presunta comporta, secondo il codice sportivo, da un minimo di penalizzazione fino al massimo della revoca del primo posto e dunque della promozione. Ma qui saranno decisive le valutazioni di Palazzi e le sue richieste. Si tratta di due casi singoli, un pari ad Ascoli e la vittoria sul Piacenza: può incidere su una classifica chiusa con 111 punti di vantaggio sulla prima delle non promosse? Più verosimile che le richieste siano di penalizzazione: deve essere ‘afflittiva’, ovvero incidere realmente sulla classifica cui si applica, e dunque a quella dello scorso campionato se più di 11 punti o a quella della prossima A se meno. In B, piuttosto, rischia grosso l’Ascoli che aveva strappato la salvezza con i denti. I suoi due giocatori sono coinvolti in illeciti per diverse partite, e qui la richiesta di penalità dovrebbe incidere.
“La Sampdoria spera, ma non ci illudiamo”, dice il presidente Garrone. Il ripescaggio dei blucerchiati è difficile, e comunque la storia è ancora tutta da scrivere.

Dalla denuncia ai deferimenti

ROMA – Le principali tappe dell’inchiesta sul calcioscommesse: – La denuncia: tutto inizia con una denuncia della Cremonese: 5 giocatori si sentono male nella ripresa della gara vinta 2-0 con la Paganese, è il 14 novembre 2010. Le analisi: hanno bevuto un té con un sonnifero.
– 1 giugno: La Procura di Cremona arresta 16 persone (Beppe Signori ai domiciliari) nell’ambito dell’inchiesta Last Bet; 28 gli indagati (tra cui Doni e Bettarini); 18 le partite sotto esame. I reati contestati: associazione a delinquere, estorsione e frode sportiva.
– 2 giugno: nello studio bolognese del commercialista di Signori vengono trovati gli assegni. La Figc chiede gli atti.
– 3 giugno: Ci sono almeno 3 gare di A con 5 squadre coinvolte.
– 4 giugno: Le partite di A sotto esame sono: Fiorentina-Roma, Lecce-Cagliari e Genoa-Lecce. – 7 giugno: Secondo Pirani (l’odontoiatra di Sirolo, Ancona) arrestato scorso nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Cremona) le gare sono 30.
– 10 giugno: Nasce un’unità investigativa (una task-force) per evitare le combine legate alle scommesse sportive.
– 17 giugno: Uefa, per chi non denuncia squalifica a vita.
– 4 luglio: cominciano gli interrogatori della Procura federale della Figc alle persone coinvolte nella vicenda del calcioscommesse, sulla quale stanno indagando i giudici di Cremona.
– 26 luglio: Due società di serie A, Atalanta e Chievo, tre di serie B (Ascoli, Verona e Sassuolo), undici di Lega Pro, Alessandria, Cremonese, Benevento, Ravenna, Virtus Entella, Piacenza, Esperia Viareggio, Portogruaro, Taranto, Spezia e Reggiana, due della Lega Dilettanti, Cus Chieti e Pino Di Matteo, sono state deferite alla Disciplinare dal Procuratore federale Stefano Palazzi nell’ambito del caso calcioscommesse.
– Cristiano Doni rischia tre anni di squalifica.
Per l’Atalanta si va dalla penalizzazione all’esclusione dal campionato di competenza, passando per la retrocessione: sono queste le possibili sanzioni per tesserati e club deferiti del calcioscommesse, se le imputazioni della procura federale saranno confermate dalla Disciplinare.

Dalla nazionale ai sospetti

BERGAMO – “Non l’ha presa bene”. Pierpaolo Marino, direttore tecnico atalantino, ha usato un eufemismo per descrivere lo stato d’animo di Cristiano Doni dopo aver saputo del deferimento per l’inchiesta sul calcioscommesse. Sulla graticola da più di un mese, il capitano nerazzurro si prepara alla sfida più difficile: evitare una squalifica che metterebbe fine nel modo peggiore alla sua carriera, allungando un’ombra sulla sua luminosa storia a Bergamo dove è considerato un monumento dell’Atalanta. Due anni fa gli consegnarono anche la benemerenza civica per il lustro che ha saputo dare alla squadra e alla città.
Nella sua parabola, toccò l’apice tra 2001 e 2002, quando partecipò alla spedizione azzurra ai Mondiali del Giappone con l’Italia allenata da Trapattoni: 12 convocazioni, 7 presenze (una sola mondiale) e un gol all’esordio il suo curriculum azurro. Ora rischia di cadere dal piedistallo nella maniera più rovinosa. Non lo farà senza lottare, questo è certo.
“L’importante è camminare a testa alta” ha ripetuto dieci giorni fa ai tifosi, che lo hanno acclamato fino a commuoverlo. Proprio l’affetto della gente l’ha aiutato a superare i primi giorni, durissimi, seguiti alla notizia di un suo coinvolgimento nella vicenda delle scommesse. Il capitano si è sentito crollare tutto addosso: ha perso peso, poi è fuggito a Maiorca, dove giocò per due stagioni nella breve parentesi che ha diviso i suoi due periodi nerazzurri. Quando è tornato, il presidente Percassi lo ha convinto a proseguire per un’altra stagione, a 38 anni suonati, per guidare la squadra e i suoi giovani nel ritorno in A. Perché senza di lui l’Atalanta non sarebbe più la stessa: per questo a Bergamo rimuovono i cattivi pensieri e sperano che tutto si risolva in una bolla di sapone.
Doni serve ancora in campo, perché nessuno ha segnato quanto lui in maglia nerazzurra, oltre cento gol dal 1998 a oggi. Ma servirà anche dietro a una scrivania: Percassi lo ha già indicato come futuro presidente ideale.
Prima però dovrà vincere la partita con la Giustizia sportiva, come già gli capitò dieci anni fa, quando fu assolto dall’accusa di aver combinato un match di Coppa Italia con la Pistoiese. L’abitudine di esultare a testa alta nacque proprio allora. E Doni spera di fare gol anche questa volta.