Strage Bologna: governo assente Lo sdegno della piazza e del Comune

BOLOGNA – Quando le parole del presidente della Repubblica – con quell’invito a ‘’prevenire qualsiasi rigurgito di intolleranza e violenza’’ – scendono su Piazza delle Medaglie d’Oro, le migliaia di persone raccolte in silenzio, si sciolgono in un lungo applauso. Lo stesso riservato a Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto 1980 e al sindaco di Bologna, Virginio Merola, quando, dal palco, graffiano il Governo per l’assenza al 31/o anniversario di una ferita ancora aperta e sanguinante in città e nel Paese. La seconda consecutiva – ultimo esponente di spicco dell’Esecutivo a prendere la parola, subissato di fischi, fu l’allora ministro della Cultura, Sandro Bondi nel 2009 – che, se fa scorrere via la cerimonia senza contestazioni, lascia l’amaro in bocca a familiari delle vittime e istituzioni locali e getta nel vortice delle polemiche incrociate, sul fronte politico, una giornata dedicata alla memoria e al dolore.


Alla voglia di verità e all’obbligo di trasmettere identità e passione alle giovani generazioni.
‘’Il ricordo di quella strage – scrive il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nella lettera inviata alla associazione dei familiari delle vittime – è scolpito nella coscienza della Nazione e sollecita ogni giorno l’impegno civile della intera collettività nel prevenire qualsiasi rigurgito di intolleranza e di violenza e nel difendere e consolidare i valori fondanti della nostra democrazia’’. Pertanto, sottolinea, merita ‘’gratitudine e apprezzamento la passione’’ con cui l’associazione ‘’si batte per l’ulteriore accertamento della verità storica e processuale su quel barbaro e folle episodio di terrorismo eversivo’’.


Parole nette, come quelle dei presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini – ‘’le nuove generazioni in particolare, non dimentichino quella terribile strage’’, ammonisce il primo; occorre ‘’fare piena luce su una stagione di folle violenza terroristica’’, scandisce il secondo – e, soprattutto, di Bolognesi e Merola i quali, di fronte allo squarcio della sala d’aspetto della stazione che inghiotti’ 85 persone e ne feri’ 200 non hanno mancato di stigmatizzare l’atteggiamento dell’Esecutivo, rappresentato alla manifestazione dal prefetto, Angelo Tranfaglia.
– Nei confronti dei parenti delle vittime, non solo della strage di Bologna, il governo ha avuto un comportamento inqualificabile – attacca il presidente della associazione dei familiari delle vittime della strage alla Stazione -: quest’anno come l’anno scorso non ha inviato alcun rappresentante istituzionale a Bologna. La strategia sembra quella del silenzio, la volontà quella di far dimenticare. Vorrebbero dimenticare e che anche noi dimenticassimo. Ma noi – ha concluso – non dimentichiamo: non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo. La nostra battaglia non è finita’’.


Sulla stessa linea, la riflessione dei primo cittadino.
– Dispiace e colpisce l’atteggiamento del governo – puntualizza Merola – si possono non avere risposte nuove in politica, ma non si può mancare di rispetto. Si può non avere risposte, ma – chiosa – non si può non avere il coraggio e la responsabilità.
Bolognesi ha anche attaccato direttamente Berlusconi, difendendo la Magistratura:
– E’ stata definita un covo di malati di mente, di eversori, equiparata a terroristi delle Brigate rosse e addirittura un cancro da estirpare. Riteniamo che queste siano frasi molto gravi: ciò che ci ha ferito è che alcuni di questi duri attacchi sono arrivati da elevatissimi livelli istituzionali e anche da chi è stato iscritto alla loggia massonica P2, come il presidente del Consiglio.


E ha avuto critiche anche per il sindaco Alemanno per quella che ha definito la ‘’squallida vicenda della parentopoli romana, per le numerose assunzioni a favore di amici ed ex camerati del primo cittadino di Roma’’.
Graffi che non hanno mancato di sollevare l’immancabile polemica politica nazionale, soprattutto per quanto riguarda l’assenza del Governo, con Famiglia cristiana che scrive che ‘’davanti alla strage della stazione di Bologna si continua a opporre da parte del Governo il segreto di Stato. Un Governo che si vergogna di partecipare all’anniversario dell’evento’’, e il sottosegretario Giovanardi che replica che sulla strage ‘’nessun Presidente del Consiglio ha mai opposto il Segreto di Stato e nessuno lo ha mai confermato’’. Si tratta, afferma, di ‘’vergognose menzogne che il Governo ha fatto bene a non avallare con la sua presenza’’.
Tutto questo in una giornata composta, segnata da una Bologna partecipe e attenta, con tante persone, su via Indipendenza a fare da contorno al corteo silenzioso partito alle 9.15 da Piazza Maggiore. Pochi i cartelli, giusto un paio a segnalare la mancanza di verità sulle stragi d’Italia; asciutta commozione e tanti giovani. A partire dagli 85 ragazzini di Marzabotto che hanno deposto, davanti alla Stazione, 85 gocce di memoria, una per ogni vittima della strage. A partire da Marco, 14 anni e Fahrana, 11 anni originaria del Bangladesh, che hanno letto versi inediti di Roberto Roversi, prima del denso minuto di silenzio alle 10.25 in punto: l’ora del dolore.

2 Agosto 1980 – 2 agosto 2011: 31 anni di dolore

Una valigia carica di tritolo esplosa in una delle stazioni più affollate d’Italia. Ottantacinque morti, 200 feriti, panico e distruzione. E’ forse la pagina più oscura della storia del dopoguerra. Un eccidio senza precedenti, in cui al sangue si mescola l’intrigo e il dramma di una verità che non convince fino in fondo. Per la strage di Bologna sono stati condannati in via definitiva Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, eppure tutta la verità su ciò che accadde quel 2 agosto del 1980 sembra essere ancora lontana. I mandanti dell’attentato non sono mai stati chiariti e nuove piste continuano a spuntare continuamente. Mentre la ricchissima e sempre nuova pubblicistica sulla materia dimostra che sono in pochi ad accontentarsi della verità giudiziaria finora accertata, una verità che lascia aperti tanti punti interrogativi.

Bologna resta uno dei misteri italiani

Ecco le fasi principali di questa lunghissima vicenda:
2 AGOSTO 1980: Sono le 10.25 di una caldissima mattina di metà estate, il 2 agosto del 1980, quando una bomba esplode nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna. Lo scoppio è violentissimo: provoca il crollo delle strutture sovrastanti le sale d’aspetto di prima e seconda classe dove si trovano gli uffici dell’azienda di ristorazione Cigar e di circa 30 metri di pensilina e investe anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario. Il bilancio finale è di 85 morti e 200 feriti

1 GIUGNO 1981: Si costituisce l’Associazione tra i familiari delle vittime della strage con lo scopo di «ottenere con tutte le iniziative possibili la giustizia dovuta». Nei successivi processi si costituirà in qualità di parte civile, e darà un impulso significativo a tutte le fasi della vicenda, dall’inchiesta all’ultimo gradi di giudizio.


25 LUGLIO 1984: L’Associazione tra i familiari consegna al presidente del Senato Francesco Cossiga una proposta di legge di iniziativa popolare per l’abolizione del segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo.


11 LUGLIO 1988: La sentenza di primo grado infligge 4 ergastoli: Francesca Mambro, Valerio Fioravanti, Massimiliano Fachini, Sergio Picciafuoco, tutti estremisti di destra. Dieci anni per depistaggio vengono inflitti invece a Licio Gelli, Francesco Pazienza, e ai due ufficiali del Sismi Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte. Sono condannati per banda armata Paolo Signorelli, Roberto Rinani, Egidio Giuliani, Gilberto Cavallini, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Sergio Picciafuoco, Massimiliano Fachini.


18 LUGLIO 1990: La sentenza di appello assolve tutti dall’accusa di strage . C’è il concreto rischio che si debba ricominciare tutto dall’inizio.


12 FEBBRAIO 1992: Le sezioni penali unite della Corte di Cassazione decidono che il processo di appello deve ricominciare. Secondo la Suprema Corte la sentenza di secondo grado è «illogica, priva di coerenza, scarsamente motivata, non ha tenuto conto dei fatti che precedettero e seguirono l’evento e in alcune parti i giudici hanno sostenuto tesi investigative che neppure la difesa aveva sostenuto».


16 MAGGIO 1994: La nuova sentenza di appello conferma l’impianto accusatorio del processo di primo grado. Gli esecutori Mambro, Fioravanti e Picciafuoco vengono condannati all’ergastolo. Confermata l’accusa di depistaggio per Gelli, Pazienza, Musumeci e Belmonte. E la banda armata per Fioravanti, Mambro, Picciafuoco, Giuliani e Cavallini.


23 NOVEMBRE 1995: La Cassazione conferma il secondo processo di appello. Francesca Mambro e Valerio Fioravanti sono condannati definitivamente all’ergastolo quali esecutori della strage. Dall’ottobre 2000 Francesca Mambro gode della sospensione della pena per maternità. Valerio Fioravanti ha usufruito del beneficio del lavoro fuori dal carcere. Proclamatisi sempre innocenti per la strage del 2 agosto 1980, Francesca Mambro e Valerio Fioravanti hanno più volte ribadito che qualora dovessero emergere elementi su cui fondare l’istanza, chiederanno la revisione del processo.


30 GENNAIO 2000: Il Tribunale dei minori assolve Luigi Ciavardini dal reato di strage, condannandolo invece per banda armata a tre anni e 6 mesi.


9 MARZO 2002: La sezione minori della Corte d’Appello di Bologna ribalta la decisione del Tribunale dei minori: Luigi Ciavardini viene condannato a 30 anni come esecutore dell’attentato. Per i giudici di secondo grado, infatti, Ciavardini avrebbe svolto «un compito determinante, direttamente connesso alla materiale esecuzione del crimine».


17 DICEMBRE 2003: La prima sezione penale della Corte di Cassazione annulla la sentenza di condanna di Ciavardini.


13 DICEMBRE 2004: La sezione minori della Corte d’Appello di Bologna, con un collegio diverso, torna a pronunciarsi sul caso Ciavardini dopo l’annullamento con rinvio della precedente sentenza da parte della Cassazione. L’ex Nar viene condannato a 30 anni di reclusione. Ora è in attesa che sul suo caso si pronunci la Cassazione.


NOVEMBRE 2005: La procura felsinea apre un nuovo fascicolo d’indagine. La nuova inchiesta prende le mosse dalla pista mediorientale e dagli atti della commissione Mitrokhin, dalle cui carte emerge la presenza a Bologna il 1 agosto del 1980 del militante tedesco esperto di esplosivi Thomas Kram, del gruppo ‘’Cellule Rivoluzionarie’’, il braccio destro del terrorista internazionale Carlos ‘lo Sciacallo’ detenuto in Francia dal 1994.


4 DICEMBRE 2006: Kram pone fine alla sua lunghissima latitanza e si costituisce alle autorità tedesche. Dopo essere rimasto a disposizione dei magistrati federali a Karlsruhe, il terrorista circa un mese dopo riesce a ottenere la libertà condizionale.


12 GENNAIO 2007: La Procura di Bologna presenta una rogatoria per poter sentire Kram come persona informata sui fatti e chiedere informazioni sulla sua presenza nel capoluogo emiliano l’1 agosto 1980, attestata dalla registrazione a suo nome di una stanza in un albergo sotto le Due Torri e il 2 andò via.


11 APRILE 2007: La seconda sezione penale della Cassazione dichiara inammissibile il ricorso presentato dai legali dell’ex Nar Luigi Ciavardini, che viene condannato con sentenza definitiva a 30 anni di reclusione per la strage .


24 MAGGIO 2007: Rivelazione choc di Stefano Sparti, figlio del principale testimone al processo per la strage del 2 agosto 1980: «Mio padre Massimo Sparti, nella storia del processo di Bologna ha sempre mentito».