Lorenza Rizzo, la fotografia prende corpo in un ‘Encuentro’

CARACAS – Ci sono anche gli scatti della fotografa Lorenza Rizzo, padovana d’origine e parigina d’adozione, tra le opere esposte in questi giorni a Barquisimeto e Maracaibo per la mostra “Encuentros” curata da Edgar Gonzales. Due esposizioni collettive per sette artisti (tre italiani, due venezuelani, una colombiana e una brasiliana) che pongono al centro dell’attenzione il ‘corpo’ e la sua relazione con lo spazio e il ritmo.

“Encuentros è un’idea partita da noi stessi artisti e amici con la voglia di condividere la nostra visione dell’arte con altre persone. La prima mostra fu a Venezia a ‘Palazzo delle Prigioni’ – racconta la fotografa 25enne – poi abbiamo avuto l’invito del Fundamuseo di Barquisimeto e, poco dopo, del Maczul di Maracaibo. Ed eccomi oggi, sommersa da progetti diversi tra loro, a iniziare a farmi conoscere nel mondo dell’arte”.
La Rizzo ha conosciuto l’organizzatore della mostra Wilmer Herrison a Parigi, dove si è specializzata in fotogiornalismo e dove vive da due anni. “È lui che mi ha proposto di partecipare a questo movimento artistico” spiega.

Il Maczul (Museo di Arte Contemporanea dello stato Zulia) ospita gli scatti più audaci della fotografa. Due composizioni di cinque immagini l’una, su dettagli di una distilleria di rhum, uno zuccherificio più un panorama visto dalla una finestra con graffiti donato al museo per la sua collezione permanente.
“La parte più contemporanea è sicuramente l’uso delle composizioni di fotografie che, una accanto all’altra, dialogano tra loro attraverso le linee e il ritmo delle singole immagini”.
Il Fundamuseo di Barquisimeto accoglie invece 23 fotografie frutto di un reportage a Guadeloupe, dipartimento d’oltre-mare francese.

“Ho voluto raccontare una realtà europea non così lontana dalla quotidianità venezuelana. Racconto il mio incontro con gli usi e costumi di quest’isola caraibica che è stata capace di sorprendermi con i suoi colori, la sua natura, la sua musica, la solarità delle persone e l’incontro di diverse culture come quella dei neri e degli indiani induisti di famiglie arrivate nel periodo dello schiavismo e dei bianchi sbarcati nell’ultimo secolo”.
Ciò che lega i lavori della Rizzo è la ritmicità. Risaltano le forme del corpo e la luce che rimbalza sulla pelle. A volte protagonisti sono corpi scultorei senza nome che sembrano fluttuare nello spazio, accarezzarsi, intrecciarsi fino a creare affascinanti effetti visivi. Come nel progetto, ancora in lavorazione, di ‘Sculpture Vivante’ dove l’artista mette in relazione con una composizione dettagli di corpo e di sculture “lasciando tutto in bianco e nero perché si confondano”.

Altre volte i corpi sono parti di un tutto, di uno spazio che contribuiscono a completare.
“La mia meta è che ogni immagine parli da sola quindi a volte basta il dettaglio mentre altre volte si necessita un piano più largo che mostri i corpi – spiega l’artista -. Questi ultimi sono quindi ritratti non per un fatto puramente estetico, ma per il completamento del racconto. Noto però che più mi applico nella fotografia, più sono alla ricerca di forme ed emozioni che trovo più spesso nei dettagli che spesso non si notano”.

Nel caso del fotoreportage a Guadeloupe, l’artista passa da ritratti di persone a panorami e foto documentarie fino ad arrivare ai dettagli degli sguardi, dei gesti e delle fabbriche.
“Racconto una storia, la storia di quest’isola, quindi la scelta del tipo d’immagine è anche secondo il bisogno nel racconto, per un fatto puramente funzionale oltre che sentimentale”.

Monica Vistali