Autunno incerto: industria in affanno, commercio fermo e occupazione lenta

ROMA – “L’accresciuta incertezza su una possibile ripresa internazionale e le forti tensioni sul debito, non solo dell’Italia ma dell’intera Eurozona e degli Usa, gettano ombre sulle prospettive delle imprese alla ripresa autunnale’’. La previsione è di Unioncamere, il cui Centro studi ha effettuato un’indagine congiunturale sulle imprese di industria, commercio e servizi. I consumi delle famiglie non riescono a recuperare, la crescente incertezza pesa sulle aziende dell’industria, per le più piccole in particolare; fermi il commercio e i servizi i cui operatori esprimono stime molto caute nel terzo trimestre dell’anno.

Tra tante ombre, una luce si intravede sul fronte dell’occupazione dipendente, dove le previsioni di Unioncamere vedono un rallentamento della flessione occupazionale rispetto allo scorso anno. Eppure produzione, fatturato, ordinativi e, soprattutto, export del manifatturiero erano ancora in crescita nel secondo trimestre, anche se con minore velocità rispetto all’inizio dell’anno. A trainare – dice il focus Unioncamere – è stata soprattutto la media impresa che vende all’estero, nonostante l’andamento dei mercati internazionali in piena turbolenza, mentre quanti si rivolgono al mercato domestico stentano ancora a invertire la marcia.
Per il settore industria, nel clima di incertezza, ‘’prevalgono più nettamente aspettative ottimistiche tra le imprese dell’alimentare, tipicamente meno sensibili ai cicli economici, e per quelle della meccanica. Nel commercio, il 56% degli operatori parla di stabilità dei risultati nelle vendite; più favorevoli le prospettive delle imprese oltre i 20 dipendenti. Fermi anche i servizi, dove il 71% delle imprese non si attende sostanziali cambiamenti. Attese migliori per il turismo, servizi di trasporto e logistica.

Resta il nodo lavoro: quasi 44mila nuovi posti in più rispetto al 2010 e 47mila uscite in meno, registra Unioncamere, con un saldo totale che resta purtroppo ancora negativo di quasi 88mila unità (-0,7%). Anche a causa dell’accresciuta incertezza sull’intensità della ripresa internazionale, l’inversione di tendenza non sembra essere alle porte soprattutto per l’industria, che dovrebbe registrare a fine 2011 una perdita di quasi 59mila unità (-1,2%).

Decisamente meno fosco il quadro per i servizi, per i quali è attesa una riduzione di circa 29mila unità, pari al -0,4%. Una nota positiva arriva dai servizi avanzati, ambito nel quale le imprese prevedono di incrementare di circa 1.500 unità i propri dipendenti, con un tasso di crescita dello 0,4%. Vedono ancora nero invece le micro imprese: nel 2011 i posti in meno saranno 41mila. Una foto esatta emerge dalla lettura del dato territoriale: il Centro-Nord prova pian piano a recuperare i danni della crisi, il Mezzogiorno appare invece ancora in deciso affanno, e qui i posti di lavoro in meno dovrebbero essere oltre 41mila (-1,6%).