Calcio: chiuso per sciopero, continua il braccio di ferro

ROMA – Stadi vuoti e tv spente nell’ultimo weekend di agosto, quello che nel calendario sportivo 2011 era segnato in rosso per l’esordio del campionato di serie A. Niente gol, emozioni, polemiche del dopo partita, ma solo un senso di mancanza unito all’attesa per la ripresa delle trattative, prevista per oggi, ma le posizioni restano distanti. Si potrebbe quindi profilare un lungo stop, anche se le due settimane che mancano alla seconda giornata, complici gli impegni della nazionale, lasciano margini.


I tifosi, secondo i sondaggi, attribuiscono per gran parte ai propri beniamini la colpa dello stop e se hanno in qualche modo ‘digerito’ questo primo rinvio reagirebbero male a una prosecuzione del blocco. Poche comunque le vere proteste. A Milano, un centinaio di tifosi della Curva Nord nerazzurra si è ritrovato sul piazzale del ‘Meazza’.


– Noi qui nonostante i vostri capricci – si leggeva su uno degli striscioni appesi dalla Curva Nord, che l’altra sera ha disertato l’amichevole giocata dall’Inter a Monza contro il Chievo. Ieri, unica tra le squadre di A, è sceso in campo il Novara, e anche nel nuovo stadio sono apparsi striscioni contro lo sciopero che ha fatto rinviare alla città la festa per il ritorno della massima serie dopo 55 anni.


Per cominciare a ricucire, oggi il presidente della Figc, Giancarlo Abete, incontrerà separatamente il presidente della Lega, Maurizio Beretta, e quello dell’Aic, Damiano Tommasi, ma le premesse non sono rosee. Intervenuti entrambi ad uno speciale di Sky Sport dedicato alla questione dello sciopero, i due litiganti non hanno mostrato grande disponibilità.


– Senza firma sull’accordo non si gioca, non c’è e non ci deve essere nessuna trattativa – ha ribadito Tommasi -. L’Associazione calciatori aspetta che la Lega Calcio rispetti l’impegno che aveva preso a dicembre, firmando l’accordo, tanto più che ha strappato anche qualcosa dall’interpretazione dell’articolo 7 fatta dalla Figc.


Beretta ha criticato la decisione dei giocatori di non scendere in campo, sostenendo che si poteva continuare a discutere per trovare una soluzione condivisa. Beretta ha ricordato che nell’ultima assemblea di Lega, 18 societa’ di 20 hanno respinto l’accordo e ha sottolineato di non aver ricevuto dai presidenti ‘’alcun mandato a trattare’’. Lo stesso presidente della Lega è però nel mirino di alcune società. Il presidente del Cagliari, Massimo Cellino, lo ha accusato di ‘’gestione inadeguata’’, mentre Aurelio De Laurentiis, ha sostenuto che la questione è stata affrontata ‘’nel modo sbagliato’’.


– L’errore più grande – ha detto – è di aver affidato la presidenza ad un uomo estraneo al mondo del calcio.
Il presidente del Napoli ha poi ribadito che ‘’il contratto è vecchio e completamente sbagliato’’, chiudendo la porta all’accordo. Una ‘new entry’ nel mondo del pallone italiano, Thomas DiBenedetto, ha espresso preoccupazione.


– Se la protesta dovesse prolungarsi – ha affermato – credo che l’impatto possa essere enorme. In occasione di altri scioperi c’è voluto del tempo perchè i tifosi tornassero ad appassionarsi. Quindi, questa situazione può fare molti danni al business dello sport.