La favola di Devis Mangia: “Io tecnico precario e cincente”

PALERMO – Precario e, da domenica, anche vincente. Devis Mangia, 37 anni, da ‘allenatore a tempo’, rischia di trasformarsi in ‘eroe per caso’.


Sarà il campo, e in particolare la sfida a pranzo di domenica a Bergamo, a dissipare gli ultimi dubbi, svelando il suo futuro e rivelando il vero volto di un Palermo che, sotto molti aspetti, è ancora scoprire. “Mangia è finito in bocca al ‘mangiallenatori’ per antonomasia, Zamparini”, scherzava qualcuno. “Come può resistere a una tale pressione un tecnico abituato a un campionato molto più soft come quello Primavera?”, si chiedeva qualcun altro. A Mangia sono bastati 95’, quelli vissuti nel Barbera contro l’Inter, per zittire anche i più scettici e lanciare un messaggio chiaro, diretto, preciso: “Mi hanno dato del precario, ho risposto che pensavo all’Inter e poi facevo le mie considerazioni. A me sta bene continuare così, basta che non ci sia del preconcetto”, ha detto il giorno dopo l’impresa contro i nerazzurri, lui che è il meno pagato tra gli allenatori di A, 90 mila euro netti, 7.500 al mese.


“Ma gli vogliamo prolungare il contratto di altri due anni”, ha assicurato Zamparini, conquistato dal tecnico portato dal ds Sogliano. “Di certo, voglio rimanere su questa panchina”, le parole di Mengia. “Avevo visto una squadra depressa, che aveva perso le motivazioni, serviva una bella scossa, il pessimismo si tagliava a fette – racconta Davis, il giorno dopo l’impresa contro l’Inter, rivivendo quei giorni così tormentati nella storia del club rosanero -. Mi aveva chiamato il presidente il giorno prima, mi chiese se avevo voglia di allenare la prima squadra: ho detto ‘si’”.


Nemmeno il problema del contratto esiste, almeno per il momento: tutto invariato, almeno fino a quando Mangia non dimostrerà il proprio valore.


In estate, Devis Mangia, da Cernusco sul Naviglio, paese della Martesana e patria di calciatori (vi sono nati, fa gli altri, Scirea e Tricella, tutti liberi di ruolo), era stato contattato dall’Inter per allenare la Primavera, ha strapazzato l’Inter delle stelle. Bizze del calcio. Anche se, come sottolinea lui stesso, nel calcio non esistono miracoli.


A chi gli chiedeva della strabiliante prestazione del Palermo, per esempio, lui rispondeva, con il sorriso sulle labbra: “Per adesso non so niente, penso che il presidente un’altra partita me la concederà”.
Zamparini ricambia con un complimento non da poco: “Lui può essere il nostro Wenger, e il Palermo l’Arsenal del campionato italiano”, le parole del presidentissimo al Tg1.


A Palermo, Mangia ha imparato a capirla: non a caso, forse su consiglio dal suo vice Nuccio Barone (ex mente tattica in campo del Foggia di Zeman), ha scelto di recarsi a piedi, come un pellegrino qualunque, nel santuario di Santa Rosalia, sul monte Pellegrino, per pregare davanti alla patrona.


“L’ho fatto prima della partita contro l’Inter”, ha rivelato. Chissà, forse perché pensava che non avrebbe avuto un’altra chance dopo l’esordio con i nerazzurri. Mangia è stato l’artefice del miracolo Varese, portando la squadra dall’Eccellenza alla C/2, nel giro di un paio di stagioni. Studia la psicologia dei calciatori e, alla vigilia della sfida contro l’Inter, si è appellato ai senatori Miccoli, Migliaccio e Balzaretti, chiedendo loro “disponibilità”. Lo aveva detto alla vigilia: “Per battere l’Inter dovremo correre di più”. E’ stato accontentato anche in questo.