Berlusconi a Tarantini: “Chi mi porti stasera?”

BARI – Sono 8 gli avvisi di conclusione delle indagini notificati ieri dalla Procura della Repubblica di Bari, mediante la Guardia di Finanza, nell’ambito dell’inchiesta sul presunto giro di escort che sarebbe stato gestito dall’imprenditore Giampaolo Tarantini.


Nella lista, oltre a quest’ultimo, ci sono l’amico Massimiliano Verdoscia, il fratello Claudio, la showgirl Sabina Began (nota come l’Ape Regina) e un avvocato salentino, Salvatore Totò Castellaneta.
Il periodo di riferimento dell’inchiesta – nella quale sono finite oltre 100mila intercettazioni telefoniche e ambientali – riguarda in particolare gli anni 2008-2009. Le ipotesi di accusa sono quelle di favoreggiamento della prostituzione e associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Mentre tra le ipotesi di reato non sarebbe configurata quella di corruzione.


Due degli episodi contestati all’imprenditore barese riguardano la show girl Manuela Arcuri.
Nel primo caso Tarantini avrebbe compiuto “atti idonei diretti in modo non equivoco a indurre la donna a prostituirsi in favore di Silvio Berlusconi, promettendole che lo stesso l’avrebbe favorita per la conduzione del Festival di Sanremo, non riuscendo a portare a termine il suo proposito a causa del rifiuto” della Arcuri.
Nel secondo caso, “in concorso con un’altra show girl, Francesca Lana”, Tarantini avrebbe tentato di indurre alla prostituzione Arcuri “in favore di Berlusconi prospettandole la possibilità di un personale interessamento di quest’ultimo, (sollecitato vieppiù dalla stessa Arcuri), per consentire la partecipazione del fratello a una trasmissione televisiva” ma sono riusciti “a portare a termine il loro proposito per ragioni indipendenti dalla loro volontà”.


Il reato di associazione per delinquere finalizzato alla agevolazione, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione nelle residenze del presidente del Consiglio, ipotizzato dagli inquirenti della Procura di Bari sarebbe stato compiuto in particolare da Tarantini ‘’promotore e organizzatore dell’associazione, al fine di consolidare il rapporto con Silvio Berlusconi, avviato nell’estate 2008” per ottenere “per il suo tramite incarichi istituzionali e allacciare, avvalendosi della sua intermediazione, rapporti di tipo affaristico con i vertici della Protezione civile, di Finmeccanica spa, di società a quest’ultima collegate, di Infratelitalia spa ed altre società”.


Per questo Tarantini avrebbe provveduto, scrivono i sostituti procuratori, a “ricercare le donne, personalmente o per il tramite degli altri partecipi, persuadendole a prostituirsi o rafforzando il loro iniziale proposito di prostituirsi, in occasione degli incontri che egli stesso organizzava presso le residenze di Berlusconi; selezionare le donne, personalmente o per il tramite degli altri partecipi, secondo specifiche caratteristiche fisiche (giovane età, corporatura esile ecc.); impartire, in occasione di tali incontri, disposizioni sull’abbigliamento da indossare e sul comportamento da assumere; sostenere le spese di viaggio e soggiorno delle donne provenienti da varie parti d’Italia, mettere loro a disposizione il mezzo per raggiungere il luogo dell’incontro”.


– Tutti gli altri, partecipi dell’associazione – continuano i pm – contribuivano consapevolmente al funzionamento del meccanismo criminoso, anche nella prospettiva di ricevere vantaggi personali, attraverso l’organizzazione delle serate, provvedendo alla ricerca e alla selezione delle prostitute, secondo i criteri sopra indicati, nonché alla verifica della loro disponibilita’ a prostituirsi.


Per i pm questi vantaggi personali sarebbero consistiti, ad esempio, per Faraone, nel tentativo di “diventare il referente nell’attività di organizzazione delle feste private del Berlusconi a Milano” dove l’indagato risiede. Per gli altri due i vantaggi sarebbero consistiti nel “beneficiare indirettamente dei vantaggi economici che il Tarantini, al quale erano legati da rapporti di affari, avrebbe conseguito attraverso l’aggiudicazione di commesse da parte delle societa’ sopra indicate”.


Non la pensano così i legali del premier Niccolò Ghedini e Piero Longo, secondo cui le accuse contenute nel capo di imputazione per la vicenda di Bari, “non solo vedono totalmente estraneo il presidente Silvio Berlusconi, ma dimostrano la sua completa non conoscenza circa l’asserito comportamento del Tarantini e dei suoi coindagati”.


– Del tutto infondate – affermano – le ricostruzioni delle serate, che erano soltanto riunioni conviviali, come più volte affermato dalle stesse protagoniste.