Obama all’Onu gela le aspirazioni palestinesi

NEW YORK – “Per la prima volta nella storia dell’Onu una voce femminile inaugura il dibattito generale. È la voce della democrazia e dell’uguaglianza”. Così la presidente del Brasile, Dilma Rousseff ha aperto i lavori della 66a Assemblea generale delle Nazioni Unite al Palazzo di Vetro.

Il capo di Stato non ha eluso la questione più calda, quella palestinese. I palestinesi chiederanno infatti venerdì di essere ammessi all’Onu come stato sovranoa. Israele è contraria e gli Usa hanno pronto il veto in Consiglio di sicurezza. Il Brasile, membro non permanente del Consiglio, vuole “la piena rappresentanza” della Palestina all’Onu.

– Sono contenta di salutare il Sud Sudan e mi spiace di non poter salutare l’ingresso a pieno titolo della Palestina. Il Brasile – ha detto Rousseff – già la riconosce come stato con le frontiere del 1967. Solo una Palestina libera e sovrana potrà rispondere ai desideri legittimi d’Israele in materia di pace e sicurezza all’interno delle sue frontiere, e di stabilità politica nella sua regione.

Ban: ‘Rompere lo stallo’

Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon ha chiesto, aprendo i lavori dell’assemblea, uno sforzo per superare l’impasse in Medio Oriente. “In Medio Oriente dobbiamo rompere lo stallo” ha detto.
Tra gli ascoltatori il presidente Usa Barack Obama, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen.

Obama dice ‘No’

La retorica della pace è stato il tema di fondo del discorso di Obama. Ma dopo una breve introduzione ispirata: “Voglio parlarvi di come potremo raggiungere la pace in un mondo imperfetto”, non ha perso tempo ed ha affrontato la questione palestinese.

– La pace in Medio Oriente si ottiene con i negoziati, non con comunicati o risoluzioni dell’Onu – ha detto il presidente – Sono convinto che non ci siano scorciatoie per mettere fine a un conflitto che dura da decenni. Sono gli israeliani e i palestinesi, non noi, che devono trovare un accordo, sui problemi che li dividono, sulla sicurezza e sui confini, sui rifugiati e su Gerusalemme.
La pace, ha detto Obama, si fonda su “compromessi tra popoli che dovranno vivere assieme a lungo dopo che i nostri discorsi saranno finiti e i nostri voti contati”.

– Vogliamo un futuro in cui i palestinesi vivano in un loro Stato sovrano, senza limiti per ciò che possano raggiungere. Senza dubbio i palestinesi hanno visto questa prospettiva ritardata troppo a lungo.
Obama ha ribadito “l’impegno degli Stati Uniti verso Israele”, sottolineando che “ogni pace duratura deve riconoscere le vere preoccupazioni per la sicurezza che Israele deve affrontare ogni giorno”.

Al termine dell’intervento, ha incontrato Benjamin Netanyahu e in serata Abu Mazen. Durante il discorso di Obama, il ministro degli Esteri palestinese, Ryad al Maliki – seduto sul banco riservato all’Anp accanto al presidente Abu Mazen – ha scosso la testa in segno di dissenso durante il passaggio in cui il presidente Usa ha ribadito il no Usa alla richiesta di adesione all’Onu di uno Stato palestinese.