Senato, Caselli e Giai: l’elezione 2008 è valida

CARACAS – A più di tre anni dalla viziata tornata elettorale del 2008, la Giunta per le elezioni del Senato ha votato e dichiarato valida l’elezione dei senatori nella ripartizione Sud America della circoscrizione estero: Esteban Juan Caselli (Responsabile Nazionale Italiani nel Mondo per il Pdl) e Mirella Giai (Maie). Caselli è accusato di avere falsificato migliaia di schede elettorali per assicurarsi un seggio in Senato.


Il voto per la validità si è tenuto nella seduta di mercoledì, dopo un dibattito durante il quale si è ricordato come il senatore Sanna (Pd) aveva proposto la costituzione di un comitato inquirente, che avrebbe dovuto occuparsi di accertamenti istruttori su testimonianze e documenti, “indispensabili” per procedere a un esame di un voto “condizionato da brogli e condizionamenti”. Proposta respinta dalla Giunta, dopo che il relatore Izzo (Pdl) aveva confermato le sue conclusioni che “consentono di dichiarare valida l’elezione dei senatori della circoscrizione senza altri accertamenti”.


Esteban “Cacho” Caselli è un personaggio è un personaggio chiaccherato, accusato di misteriosi legami con il clero, la dittatura argentina e l’assassinio di un fotoreporter; con il traffico illegale d’armi ed oro, la rete di protezione dei colpevoli dell’attentato alla Amia del ’94, (un’ottantina di morti e centinaia di feriti). Ma soprattutto, è indagato per brogli elettorali in Argentina, colpa di qualche scheda di troppo con il suo nome e la stessa calligrafia. Le operazioni illegali gli vengono contestate nell’ambito dell’inchiesta aperta nel 2008 dalle Procure di Roma e Reggio Calabria riguardante i voti giunti da Argentina e Venezuela. Sarebbero state compiute con la compliticà del console italiano Giancarlo Maria Curcio, nominato da Berlusconi il 19 dicembre scorso ambasciatore a Panama.


– A Buenos Aires, durante la campagna elettorale del 2008, riempì i viali cittadini di manifesti elettorali col suo faccione – racconta il giornale on line Italiachiamaitalia – Ma essendo sconosciuto alla comunità italiana, dovette aggiungere accanto alla sua l’immagine di Berlusconi, che pure non aveva ancora mai incontrato. Una ‘legittimazione’ ottenuta a colpi di Photoshop….


Su di lui la procura di Roma indaga per falso in atto pubblico e violazione della legge elettorale: avrebbe creato, con la complicità del console italiano e di ditte di spedizioni italo-argentine, un meccanismo fraudolento grazie a cui circa 20 mila plichi elettorali sono stati spediti in Italia e compilati dalla stessa mano. Nel fascicolo della procura, testimonianze di elettori che dichiarano di non aver mai espresso una preferenza anche se risultano votanti.


L’inchiesta del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo – lo stesso che ha indagato sui brogli mafiosi alle spalle dell’elezione di Nicola De Girolamo – mira quindi a dimostrare che l’elezione di Caselli è stata fraudolenta, viziata da una collusione tra il senatore e i funzionari del Consolato d’Italia di Buenos Aires.
Il premier Berlusconi, intercettato al telefono con Valter Lavitola, ha definito Caselli “pericolosissimo”. Nelle intercettazioni al vaglio dei pm, ce n’è una dove Lavitola annuncia al Cavaliere di avere una nota, cioè un dossier sul senatore.


Il 24 febbraio 2009 Esteban Caselli ha inaugurato la Fondazione degli Italiani nel Mondo e per questa ha affittato la vecchia sede dell’Ambasciata d’Argentina presso il Vaticano, 31 mila euro al mese. Gli altri amministratori della Fondazione sono stati proprio i parlamentari Nicola Di Girolamo (cui si contesta anche un’operazione di riciclaggio di diversi milioni di euro) e Basilio Giordano. La Fondazione sarebbe stata destinata anche a raccogliere i fondi per un’ulteriore candidatura di Caselli alla Presidenza dell’Argentina. Però, con la condanna per frode di Di Girolamo si sono prosciugate le risorse della Fondazione che ha smesso di pagare l’affitto per il palazzo romano, fatto sgomberare dai giudici. Alla fine, ha dichiarato bancarotta.

Il 2008 in Venezuela


Il 2008 è stato un anno nero anche per il Venezuela a causa dell’ormai noto ‘falò di Miccichè’.
Durante una conversazione con Filippo Fani, collaboratore di Barbara Contini oggi senatore del Pdl, Aldo Miccichè, faccendiere apparentemente legato al clan Piromalli, confessò d’aver dato fuoco alle schede elettorali, per evitare il trionfo della “candidata comunista”. Miccichè, da anni residente in Venezuela, fece riferimento al membro del Cgie, Nello Collevecchio, ad un tale Ugo ed alla senatrice Barbara Contini, all’epoca responsabile del Pdl per gli Italiani all’Estero. Fu proprio lei ad intervenire nel corso della presentazione alla collettività dei candidati Pdl, Nello Collevecchio e Ugo Di Martino.