Una mail… e scatta la censura

ROMA – Ogni gestore di ‘sito informatico’ ha l’obbligo di rettificare ogni contenuto sulla base di una semplice richiesta di soggetti che si ritengano lesi. Non c’è possibilità di replica, chi non rettifica entro 48 ore paga fino a 12 mila euro di multa. E’ questo, in sintesi, il contenuto del comma 29 del ddl di riforma delle intercettazioni, la cosiddetta norma ‘ammazza-blog’, già comparsa nella prima stesura del provvedimento nel 2009 e nelle sue ulteriori riproposizioni, d’attualità in questi giorni in cui il governo è tornato alla carica sul disegno di legge.


Oltre cento associazioni, blogger, gruppi di attivisti in rete ma anche politici sostengono che la misura non solo mette un bavaglio alla libertà di espressione sulla Rete, ma accosta ingiustamente blog individuali a testate registrate, equiparando opinioni personali ad editoria vera e propria. E non ultimo tocca pesantemente le finanze di chi si rifiuta di rettificare quello che ha ritenuto di pubblicare, senza possibilità di opposizione.


“Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, recita la parte della norma relativa all’istituto della rettifica. Dunque, basta una richiesta perché un blog, un sito o un giornale online sia obbligato a rettificare entro 48 ore. Secondo i blogger e il popolo della rete, dunque, ogni contenuto sul web diventa potenzialmente censurabile, con l’invio di una semplice mail. Ed è per questo che, a pochi mesi dalla protesta contro la delibera dell’Agcom sul diritto d’autore, il mondo del web è sceso di nuovo in piazza.