Barletta, morte per 4 euro l’ora in nero Napolitano: “Sciagure inaccettabili”

BARI – Lavoravano ‘in nero’, senza contratto, per poter vivere, anzi per “sopravvivere”, per pagare il mutuo per la casa o poter semplicemente fare benzina. In quel laboratorio di confezioni dove cucivano magliette e tute da ginnastica lavoravano dalle 8 alle 14 ore: dipendeva se arrivavano o meno buone commesse. Prendevano 3 euro e 95 centesimi all’ora.


Le storie delle 4 operaie morte nel crollo della palazzina di Barletta è quella di donne del Sud che combattono, si dan da fare per potersi sposare o per pagare un mutuo, per dare una mano ai risicati bilanci di famiglia. Matilde, Giovanna, Antonella, Tina erano giovani donne che si rimboccavano le maniche per avere qualche soldo in tasca. Sono morte in quel laboratorio, mentre erano al lavoro, travolte dalle macerie della palazzina e insieme a loro è morta la figlia 14enne della coppia di proprietari della piccola azienda, i coniugi Cinquepalmi: si sono salvati perché erano andati a trovare in ospedale l’anziana madre dell’uomo. E c’erano anche loro, un po’ in disparte, lontani dagli altri parenti, ieri al policlinico di Bari, davanti all’obitorio dove sono stati ricomposti i resti delle vittime, sottoposti a esami medico-legali.


Dopo ore di attesa, hanno avuto l’autorizzazione dal magistrato per poter scendere nella camera dove si trovavano le spoglie dei loro cari: quattro per volta, non di più. Anche questa è sembrata una beffa. Alcuni, i più anziani, sono stati colti da malore e sono stati accompagnati in autoambulanza al pronto soccorso. Non ce l’ha fatta a reggere il peso del dolore anche il marito di Tina Ceci, di 37 anni, l’ultima ad essere estratta dalle macerie: si è allontanato tra le lacrime, sorretto dai familiari. “Era gente semplice – hanno detto alcuni davanti all’obitorio – che lavorava per poter sopravvivere. Contratto? Nessun contratto – hanno detto – avevano le ferie e la 13esima pagate, questo sì, ma non erano ‘regolari’.


Non è, il loro, un voler puntare l’indice: le loro parole sono sembrate rassegnate ad una situazione piuttosto diffusa in Puglia, nel Sud. E anche il sindaco di Barletta, Nicola Maffei, è di questo avviso: “Non mi stento di criminalizzare chi in un momento come questo viola la legge, assicurando, però, lavoro a patto che non si speculi sulla vita delle persone”.


– Mia nipote – racconta la zia di una delle vittime – prendeva 3,95 euro all’ora, mia nuora, che lavorava con lei, quattro euro. Mia nipote è morta soffocata, aveva collo e viso di colore viola. Mia nipote aveva il terrore negli occhi. I suoi occhi erano spalancati, pieni di paura”.


In tanti pensano che se si fosse riusciti a scavare con più celerità, forse quelle donne sarebbero ancora vive:
– Se avessimo continuato a scavare con le mani – dice un ragazzo, tra i primi ad accorrere sul posto – forse saremmo riusciti a salvarle. Ma è cominciata la sfilata di gente in cravatta che ci ha detto di andar via, ci hanno fatto mettere dietro le transenne e tutto è diventato lento.


Per il presidente Giorgio Napolitano, queste sono “sciagure inaccettabili” che “in Italia si ripetono nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro, cioè nei luoghi che dovrebbero essere i più sicuri, protetti. Non si può lasciar correre. Non basta piangere le vittime, bisogna far giustizia, accertare le responsabilità, aiutare i sopravvissuti, prevenire altre tragedie”.