“Dialogo dopo anni di porte chiuse?”

ROMA – ‘’Con che faccia, ministra Gelmini, viene a chiederci di dialogare, dopo che per 3 anni ha chiuso le porte in faccia sia alle nostre proteste (dall’Onda del 2008 al gigantesco movimento dello scorso anno) sia alle nostre proposte (leggibili su www.altrariforma.it)? Con che faccia viene a chiederci di dialogare, mentre continua a mentire e truccare i numeri?’’. E’ quanto affermano in una nota gli studenti della ‘Rete della Conoscenza’’, riferendosi all’intervista del ministro dell’Istruzione a ‘Repubblica’.


“Se lei volesse ammettere di avere sbagliato potrebbe fare una cosa semplice semplice: cancellare gli errori che ha fatto in questi 3 anni, abrogare le leggi, restituire i soldi tagliati, sospendere gli iter di riforma, e poi, quando la situazione sarà tornata quella pre-2008, potremo discutere tutti insieme di come cambiare una scuola e un’università che a noi di certo non vanno bene così come stanno. Se non farà questo vorrà dire che la sua autocritica è falsa come il suo tunnel. E il confronto con noi sarà nelle strade e nelle piazze di questo autunno di mobilitazione, per ribadire la nostra richiesta di dimissioni per lei e tutto il suo governo.


Dopo aver tagliato ben 569,5 milioni di euro negli ultimi 3 anni al fondo di finanziamento ordinario delle università (a cui si aggiungono quelli alla scuola), non ci sarebbe da vantarsi a mettere fine ai tagli.

Semplicemente, non c’è più niente da tagliare. Eppure -continua la Rete- non è così. La ministra sta continuando a tagliare: la legge 133/2008 prevede altri due scaglioni, che toglieranno alle università altri 417 milioni per il 2012 e 455 per il 2013. Ma la bufala più grande è quella sulle borse di studio: i 100 milioni di euro che la ministra promette di investire non sono che la minima parte di quelli che ha già tagliato. Nel 2009 il fondo per il diritto allo studio era di 246 milioni di euro, e già non bastava per coprire (unico caso in Europa) neanche gli studenti che erano considerati idonei per legge. Il fondo è stato ridotto a 99 milioni nel 2010 e a 26 milioni nel 2011.

Quest’ultimo dato è stato poi corretto dopo le mobilitazioni dello scorso anno, ma era un’una tantum, da lì si riparte: i 100 milioni che la ministra promette non sono altro che una piccolissima parte di quelli che ha già tagliato e non basteranno neanche a farci tornare ai livelli (insufficienti, i più bassi dell’ Ocse) cui eravamo 3 anni fa”.