Draghi: “Basta con le fazioni, si è già perso troppo tempo”

ROMA – Basta con i veti e con gli interessi di parte: dalla crisi si esce solo uniti e troppo tempo è già stato perso. L’esortazione arriva dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che a Palazzo Koch celebra i 150 anni dall’unità della nazione.


Il Paese, scandisce il numero uno di via Nazionale di fronte a una platea dove spicca la presenza del capo dello Stato, deve ritrovare la coesione e mettere da parte gli “interessi di fazione” per poter realizzare una crescita “rigogliosa”. E bisogna farlo in fretta, se non si vuole cadere in una “spirale ingovernabile”.


Draghi guarda al passato, al secolo e mezzo trascorso dall’unità per spronare tutti a fare la propria parte.
– L’Italia – dice – deve oggi saper ritrovare quella condivisione di valori comuni che, messi in sordina gli interessi di fazione, è essenziale per mobilitare le energie capaci di realizzare, in anni non lontani, una rigogliosa crescita economica e di offrire credibili speranze alle nuove generazioni.


E deve farlo subito.


– Occorre agire con rapidità. E’ stato già perso troppo tempo – avverte l’inquilino di Palazzo Koch.
Il rischio è grave.


– Aumenti dei tassi di interesse della dimensione di quelli verificatesi negli ultimi tre mesi, se protratti – rileva Draghi – avrebbero l’effetto di vanificare in non piccola parte le misure approvate con i decreti legge convertiti in settembre, con un ulteriore possibile effetto negativo sul costo del debito, in una spirale che potrebbe risultare ingovernabile.


Secondo il governatore, “è necessario che i decreti attuativi siano promulgati senza indugio, soprattutto quelli con riferimento alla riduzione permanente della spesa corrente. Quanto alla crescita, l’urgenza deriva non solo dagli effetti positivi che ne scaturirebbero sulla finanza pubblica, ma soprattutto dal dovere non più eludibile che abbiamo nei confronti dei giovani, un quarto dei quali sono senza lavoro.


Ma per farcela gli italiani non devono aspettarsi l’arrivo di un salvatore.


– E’ importante che tutti ci convinciamo – afferma Draghi – che la salvezza e il rilancio dell’economia italiana possono venire solo dagli italiani.


E’ la storia del nostro Paese a dircelo, spiega.


– Una nostra tentazione atavica, ricordata da Alessandro Manzoni, è di attendere che un esercito d’Oltralpe risolva i nostri problemi. Come in altri momenti della nostra storia, oggi non è così.


Alla politica Draghi affida il “compito insostituibile di trovare il modo di rompere questo circolo vizioso prima che questo renda impossibile, per veti incrociati e cristallizzati, le misure necessarie per la crescita”.


E se l’economia non riparte, osserva il governatore, anche il risanamento dei conti “è a repentaglio”.


Un rischio che non possiamo correre:
– Il risanamento della finanza pubblica e il rilancio della crescita non sono un’imposizione esterna, sono problemi che vanno risolti soprattutto a beneficio dell’Italia. E’ un dovere – conclude – verso i giovani e verso noi stessi.