I Pm scelgono la linea dura

ROMA – Hanno agito in gruppo, nascosti dietro caschi e bandane, in mano spranghe e sassi. Hanno pianificato tutto. Per questo ora i 12 arrestati sabato scorso dopo i disordini a Roma rischiano una condanna fino a 15 anni di carcere. La Procura ha contestato loro il reato di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale, sanzionabile con una pena che va dai tre a 15 anni, e ha avanzato al gip la richiesta di convalida degli arresti e di emissione di misura cautelare.


I pm di piazzale Clodio, coordinati dal procuratore aggiunto, Pietro Saviotti, hanno contestato agli arrestati l’aggravante di ‘’avere operato col volto travisato e in gruppi di più di 5 persone con l’utilizzo di oggetti contundenti e materiali pirotecnici’’. A decidere sulle richieste della procura sarà il gip Elvira Tamburelli.
Tra domani o al massimo mercoledì ci saranno gli interrogatori degli arrestati. Il procuratore aggiunto Pietro Saviotti ed i sostituti Marcello Monteleone e Francesco Minisci stanno ora valutando le singole posizioni al fine di stabilire se e a chi attribuire anche i reati di devastazione, incendio e lesioni. I legali del Campidoglio, intanto, hanno presentato l’istanza per costituirsi parte civile nel procedimento.


Tutti i fermati hanno un’età compresa tra i 19 e 30 anni. Dei dodici solo uno è straniero, proviene dalla Romania e nessuno è del Nord Italia. Tra gli arrestati solo uno, secondo i primi accertamenti, avrebbe frequentazioni con ambienti anarchici. Gli altri, stando alle indiscrezioni, non avrebbero precedenti per fatti analoghi a quelli avvenuti nel cuore di Roma sabato.


“I reati contestati – è detto nella richiesta di convalida – si inseriscono in un complesso di condotte di maggiore gravità che, in attesa di altre acquisizioni, esaltano la pericolosità qui contestata, commessi nella consapevolezza di fornire un apporto al contesto di prolungata ed allarmante violenza”.


Oltre ai dodici ci sono altri 8 soggetti fermati e denunciati, sei dei quali minorenni le cui posizioni saranno valutate dalla procura presso il tribunale dei minori. L’attività dei magistrati punterà, inoltre, ad identificare altri teppisti anche attraverso le immagini degli incidenti. La Procura attende una serie di informative, compresi i risultati delle perquisizioni di eseguite in un’operazione su vasta scala e congiunta tra carabinieri e polizia. In particolare i pm attendono risposte ‘’importanti’’ dai molti filmati effettuati sabato, sia quelli a circuito chiuso sia quelli effettuati dalle forze dell’ordine.


Gli investigatori sono anche a lavoro sulle ‘’clip’’ caricate nelle ultime ore su Youtube che mostrano, in particolare, le fasi precedenti all’incendio scoppiato nell’ex sede del ministero della Difesa, in via Labicana, e l’assalto al blindato dei carabinieri poi dato alle fiamme. A disposizione di chi indaga ci sono anche foto e filmati effettuati da altri manifestanti che avrebbero messo a disposizione il loro materiale al fine di risalire agli autori degli atti vandalci e ai protagonisti degli scontri. Per gli inquirenti, comunque, le ‘’condotte violente erano state pianificate e organizzate prima degli scontri’’. A confermare questa ipotesi ci sono comportamenti tenuti dai teppisti, come, ad esempio, quando un gruppo di circa dieci persone è rientrato nel corteo togliendosi casco e felpa nera.