Libia, Onu: la Nato andrà via il 31 ottobre

TRIPOLI – La salma di Muammar Gheddafi è stata seppellita all’alba di ieri in una località segreta nel deserto del Sahara libico. Lo ha annunciato alla tv araba ‘al-Jazeera’ un capo delle milizie del Cnt di Misurata, che aveva in consegna il cadavere del colonnello libico. La salma del raìs è stata tumulata insieme a quella del figlio Mutassim alla presenza di quattro testimoni, durante una cerimonia funebre definita “molto semplice”.
Intanto il Paese prova a ripartire e, alla vigilia della riunione del Consiglio nordatlantico per formalizzare la decisione presa venerdì scorso di concludere il 31 ottobre la missione in Libia, il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) ha chiesto alla Nato di rimanere “almeno un mese”. Sulla richiesta avanzata dal ministro del Petrolio e delle Finanze ad interim Ali Tarhuni, “la Nato ha detto che si consulterà strettamente con l’Onu ed il Cnt, ma la decisione finale spetta al Consiglio nordatlantico”.


Dopo le polemiche e l’orrore suscitato nel mondo dalle immagini dell’uccisione di Muammar Gheddafi a Sirte, ora i ribelli libici annunciano che “le persone che lo hanno ucciso saranno processate”. Secondo quanto riferisce una fonte del Consiglio nazionale libico, Saif, il figlio di Gheddafi, avrebbe chiesto di avere un elicottero per poter lasciare il deserto del Sahara libico e consegnarsi direttamente alla Corte penale internazionale. Saif al-Islam, che è ancora latitante, avrebbe espresso la sua disponibilità a consegnarsi insieme al capo dei servizi segreti del regime di suo padre, Abdullah al-Senussi. Lo scorso giugno il Cpi ha spiccato un mandato di cattura per Muammar Gheddafi, il figlio Saif al-Islam e al Senussi per crimini contro l’umanità.


La stampa britannica inoltre, ha intervistato l’autista personale di Gheddafi, Huneish Nasr, l’uomo che è stato al fianco dell’ex leader libico per 30 anni e il testimone delle sue ultime ore in vita. Secondo Nasr, “potrebbero essere state uccise” altre persone della cerchia ristretta che fino all’ultimo ha cercato di difendere l’ex colonnello, ucciso giovedì scorso a Sirte insieme al figlio Mutassim.