Economia in crisi, sei punti per la crescita

CARACAS – L’economia globale “è entrata in una nuova e difficile fase”. La crescita “si è indebolita, i rischi verso il basso sono aumentati e la fiducia è diminuita”. L’allarme è contenuto nella bozza di comunicato finale del G20 ancora in via di definizione. Secondo il documento, “l’incertezza sulla sostenibilità dei livelli del debito pubblico in alcune economie avanzate è aumentato e il riequilibrio della domanda dal settore pubblico a quello privato e dal settore esterno a quello domestico non è materializzato”.


Contro tali rischi i Venti Grandi hanno messo a punto un “Piano di Azione” in 6 punti per “sostenere la ripresa nel breve termine e restaurare la stabilità finanziaria”. Il G20 si impegna innanzitutto “a prendere tutte le azioni necessarie per preservare la stabilità dei sistemi bancari e dei mercati finanziari”. Assicurano che “le banche sono adeguatamente capitalizzate e hanno un sufficiente accesso al ‘funding’ per affrontare l’attuale crisi”. Le banche centrali, si legge ancora, “continueranno a essere pronte a fornire liquidità alle banche come richiesto”.


I Venti si dicono inoltre “d’accordo a realizzare un appropriato mix di misure per assicurare la ripresa”. Le politiche monetarie “manterranno la stabilità dei prezzi nel medio periodo e continueranno a sostenere la ripresa”. I Paesi avanzati, “tenendo conto delle differenti circostanze nazionali, adotteranno politiche adatte a riportare la fiducia e sostenere la crescita” e “metteranno a punto chiare, credibili e specifiche misure per ottenere il risanamento dei conti”.


I Governi dell’area dell’euro “si impegnano ad adottare tutte le misure e le azioni necessarie per assicurare la stabilita’ dell’euro”. E a questo proposito vengono ricordati gli accordi presi il 26 ottobre. “Un particolare sforzo in termini di consolidamento fiscale”, afferma la bozza, “sarà compiuto da quegli Stati membri dell’area dell’euro che stanno sperimentando tensioni sui mercati del debito sovrano”.


L’Italia, in particolare, “si impegna a raggiungere un rapido calo del rapporto tra debito e Pil a partire dal 2012 e un bilancio vicino al pareggio entro il 2013”.


Altri impegni vengono assunti dagli Stati Uniti e dal Giappone. Washington dovrà “realizzare tempestivamente un pacchetto di misure di breve periodo per sostenere la ripresa” coerente con “un credibile piano di risanamento dei conti nel medio termine”. Tokyo dovrà invece “realizzare speditamente misure fiscali per la ricostruzione dopo il terremoto” dai costi stimati pari ad almeno 19.000 miliardi di yen.
Nei Paesi dove “le finanze pubbliche rimangono relativamente forti”, tra cui la Germania, saranno lasciati operare gli stabilizzatori automatici e, nel caso in cui le condizioni economiche globali dovessero materialmente peggiorare”, saranno prese “misure discrezionali per sostenere la domanda domestica come appropriato”, pur “mantenendo gli obiettivi fiscali di medio termine”.


Le nazioni emergenti, infine, “si impegnano ad adottare politiche macroeconomiche per promuovere il rafforzamento delle loro economie e quelli in surplus si muoveranno verso una crescita più guidata dalla domanda domestica per sostenere la ripresa globale e la stabilità finanziaria”.


I Grandi “affermano” anche il loro “impegno per muovere più rapidamente verso un sistema dei cambi più determinato dal mercato e rafforzare la flessibilità dei tassi di cambio per riflettere i fondamentali e trattenersi dalla svalutazione competitiva delle valute”. In questa direzione un plauso va ai “recenti cambiamenti al regime valutario” introdotti in Russia “per consentire al rublo di muoversi maggiormente in linea con le forze di mercato” e alla “determinazione della Cina ad aumentare la flessibilita’ del tasso di cambio in linea con i fondamentali di mercato sottostanti”.