Siria, liberi 1.180 manifestanti. Folla contro l’ambasciata giordana

BEIRUT – Le autorità siriane hanno rilasciato 1.180 persone arrestate nelle manifestazioni anti-regime che non sono accusate di omicidio. Lo rende noto la tv di stato, ricordando che il 5 novembre scorso, in occasione della festa musulmana del Sacrificio, erano stati rilasciati altri 553 detenuti.


Forte del ribadito sostegno della Russia, il regime siriano risponde alla sospensione decretata dalla Lega Araba affermando che “non si piegherà” e dicendosi sicuro che in Siria “non si ripeterà lo scenario libico”. A lanciare la sfida è stato oggi il ministro degli Esteri di Damasco, Walid al Moualem, mentre la Lega Araba, la Turchia e Ue alzavano il tono delle loro condanne della violenta repressione. Intanto però, re Abdallah di Giordania è diventato il primo leader arabo a chiedere apertamente al presidente siriano, Bashar al Assad, di andarsene. “Fossi nei suoi panni mi dimetterei”, ha detto il sovrano in un’intervista alla Bbc, sollecitando Assad a dialogare con l’opposizione per aprire una transizione ordinata. E in serata una folla di manifestanti pro-regime ha preso d’assalto l’ambasciata giordana a Damasco, arrivando nel cortile e ammainando la bandiera, sostituita con un vessillo di Hezbollah.


La decisione della Lega Araba di sospendere la Siria è “un passo molto pericoloso per l’azione araba congiunta”, ha affermato Moualem in una conferenza stampa trasmessa in diretta televisiva. Secondo il ministro degli Esteri, che si è scusato per gli assalti di dimostranti pro-governativi a sedi diplomatiche durante il fine settimana, la Lega Araba ha agito sotto l’influenza degli Usa, che ha definito un “membro non ufficiale” della stessa Lega Araba. La ragione, secondo Moualem, è da ricercare nelle “ferme posizioni” della Siria, alleata di ferro dell’Iran. Le relazioni con Teheran e con Mosca, ha affermato il ministro degli Esteri, rimarranno “strategiche” e la Siria uscirà da questa crisi “più forte di prima”.

A confermare la tenuta dell’asse Mosca-Damasco-Teheran era stato poco prima il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, che nel giro di pochi minuti aveva definito la sospensione della Siria dalla Lega Araba un’azione sbagliata e pianificata, accusando i Paesi occidentali di istigare l’opposizione radicale, e respinto come una “campagna orchestrata” le accuse all’Iran di voler costruire armi atomiche. A questo punto sembra sempre più lontana la possibilità che l’Onu si faccia promotore di “una forte azione” con il sostegno di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, come auspicato dai ministri degli Esteri dell’Unione europea, che hanno approvato nuove sanzioni contro esponenti del regime siriano.