Egitto, le scuse dell’esercito. Il popolo: “Non le vogliamo”

IL CAIRO – Ha retto per tutta la giornata la tregua raggiunta al Cairo fra manifestanti e forze dell’ordine che per cinque giorni si sono affrontati a piazza Tahrir e nei pressi del ministero dell’Interno egiziano, provocando la morte di almeno 34 persone. Per queste vittime i militari hanno pronunciato parole di scuse e di condoglianze, che però sono state respinte dalla piazza, che ribadisce di volere la fine della gestione dei militari e il passaggio ad un governo transitorio civile. “La giunta militare e il suo governo, -hanno proseguito i manifestanti-, hanno fallito nella gestione del periodo di transizione. Occorre formare un governo di salvezza nazionale con piena autorità e che sia in grado di determinare un’agenda per soddisfare le domande della rivoluzione”. Malgrado le gravi tensioni, che sono sfociate anche nell’arresto e nella aggressione sessuale denunciati da Mona Eltahawy, nota giornalista con doppia nazionalità egiziana e Usa, i militari hanno annunciato che le elezioni si svolgeranno come previsto, prendendo avvio lunedì prossimo, 28 novembre.


La via Mohamed Mahmoud, teatro degli scontri più violenti degli ultimi giorni, è da mercoledì notte fortemente presidiata da esercito e polizia, che con rotoli di filo spinato e una barriera in blocchi di cemento impediscono ai manifestanti di avvicinarsi alle strutture del ministero dell’Interno. Nel pomeriggio un gruppo di manifestanti ha tentato di scavalcare le barriera, facendo salire nuovamente la tensione, fino a quando un gruppo di medici in servizio negli ospedali da campo di piazza Tahrir non è intervenuto, schierandosi a scudo umano sulla barriera per impedire che i manifestanti la scavalcassero. “Ci diamo i turni, ci stiamo andando tutti”, racconta un giovane dottore che in camice bianco fa il volontario in uno dei vari ospedali nella piazza. “Abbiamo visto troppa gente intossicata con le convulsioni per i gas lacrimogeni. Non ne vogliamo vedere più e per questo ci mettiamo in mezzo”, ha spiegato.


Col passare delle ore piazza Tahrir si è nuovamente riempita, in vista dell’ultimo venerdì prima del voto di lunedì prossimo. In serata dalla piazza saliva lo slogan “no alle condoglianze e no alle scuse”, in risposta al comunicato del Consiglio militare, che in una conferenza stampa per illustrare il voto legislativo ha fatto capire di non avere intenzione di mollare la posizione. Lasciare il potere, come chiede la piazza da giorni, sarebbe “un tradimento del mandato ricevuto dal popolo” dopo la caduta di Hosni Mubarak, hanno detto due alti ufficiali del Consiglio militare. “Se dovessimo lasciare la guida del paese – ha detto il generale Mamdouh Shahin – significherebbe abbattere l’ultimo pilastro che regge lo stato”.


Al Jazira: Ganzouri formerà il nuovo governo

IL CAIRO – L’ex primo ministro Kamal Ganzouri è stato incaricato dalla giunta militare egiziana di formare il nuovo governo.

Lo ha riferito Al Jazira. Ganzouri guidò dal 1996 al 1999 un esecutivo che diede il via a una serie di liberalizzazioni economiche.

Molti egiziani hanno visto in lui uno dei pochi alti funzionari non toccati dalla corruzione, ma essere stati al potere nell’era Mubarak potrebbe non essere gradito all’opposizione che chiede una rottura netta con il passato.