Conto alla rovescia: Eurozona, rischio di disintegrazione

RUXELLES – Nuovo conto alla rovescia per l’Eurozona, ormai abituata a darsi scadenze ‘decisive’ che però non portano a soluzioni altrettanto definitive.


– Stiamo entrando nei dieci giorni cruciali per la zona Euro, se non si riforma rischia la disintegrazione – ha avvertito il commissario agli Affari economici Olli Rehn che guarda già al vertice Ue dell’8-9 dicembre mentre un altro Ecofin si chiude senza accordi né idee chiare su come risolvere la crisi dei debiti. Il cronometro è partito da ieri l’altro, l’Eurogruppo che avrebbe dovuto definire una volta per tutte l’ampiezza del fondo salva-Stati Efsf, al momento unica arma in mano ai 17 dell’Euro per far fronte ad emergenze come eventuali necessità di liquidità da parte di Stati ‘pesanti’ (si evocano sempre Spagna o Italia), ha trovato un accordo senza cifre. Dimostrazione che le armi in mano all’Europa sono più che spuntate e che quindi il campo si riapre ad ogni altra possibilità. E il pensiero di Eurolandia, incapace di uscire da sola dalla crisi che si sta avvitando su una spirale negativa, va sempre agli unici due attori sufficientemente grandi da poter intervenire in ogni eventualità, ovvero Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale. Si valuta quindi come aumentare le risorse del Fondo, ha confermato Rehn, e si discute su come ridefinire il ruolo della Bce. Ma rispettando la sua indipendenza e il divieto di prestare soldi direttamente ai Paesi, che potrebbe essere aggirato se la Bce desse soldi al Fmi che poi pensa a darli all’Eurozona.


– Tutte le soluzioni sono benvenute, purchè funzionino – ha detto il ministro dell’economia polacco Janez Rostowsky. E il ministro austriaco Maria Feketer spiega che sono in corso contatti tra Efsf e Fmi sugli aiuti all’Eurozona. Intanto, fino allo ‘’snodo cruciale’’ dell’8-9 dicembre, come l’ha definito il premier Mario Monti, Eurolandia ha davanti a sé una serie di tappe importanti. Grande attesa, oggi, per il discorso di Sarkozy, che presenterà le proposte per creare una vera convergenza di bilancio tra i 17, mentre nel frattempo Mario Draghi al Parlamento Ue farà la sua prima audizione da presidente della Bce presentando il rapporto annuale di Francoforte.


Domani sarà la volta del discorso della Merkel, che potrebbe ricalcare quello di Sarkozy o al contrario sottolineare una differenza che al momento esiste tra i due approcci alla crisi: la Germania vuole integrazione fiscale ma non un maggiore coinvolgimento della Bce, mentre la Francia ritiene che solo la Banca centrale abbia i mezzi necessari per assicurare la salvezza di tutti. Merkel e Sarkozy si vedranno ancora una volta prima del summit Ue, a Marsiglia il 7 per la riunione del partito popolare europeo, e per allora i loro punti di vista dovranno essere più vicini, pena il fallimento di un vertice europeo che è considerato la prova finale dell’Euro, dopo circa un anno speso a trovare soluzioni che hanno portato a un fondo complicato da utilizzare e incapace di garantire le necessità di tutti. E lunedì, occhi puntati sull’Italia, che dovrà calmare i mercati con la sua manovra.