L’euro rischia la morte prima del decimo compleanno

ROMA – L’euro a rischio collasso solo pochi giorni prima del suo decimo compleanno. L’Unione europea, così come uscita dal Trattato di Maastricht (firmato il 7 febbraio 1992 entrato in vigore nel novembre dell’anno dopo), che raccolse il testimone dalla Comunità Europea nata 36 anni prima a Roma, è ormai maggiorenne. Ma la moneta unica no. Venuto alla luce al suono di trionfali fanfare il primo gennaio del 2002, l’euro è come uno di quei bambini che i genitori credevano forte e sano e al quale improvvisamente i medici diagnosticano una grave malformazione cardiaca, un difetto congenito che le ecografie di allora non avevano notato.


E anche sulla diagnosi i medici non sono del tutto concordi. Tranne sul fatto che la disfunzione originale è legata agli squilibri fra le finanze pubbliche dei vari Paesi vincolate da regole rivelatesi poco stringenti perchè create in periodo di forte crescita. Ma dieci anni fa nessuno avrebbe mai dubitato della solidità della moneta unica, che si riteneva avrebbe creato fondamenta indistruttibili in grado di sorreggere le economie e le finanze pubbliche – le forti e quelle più deboli – di tutti gli stati membri. E che entrava in circolazione dopo 20 anni di Sistema Monetario Europeo (Sme), in cui i Paesi candidati avevano mantenuto le loro valute entro “bande di oscillazione” contenute – l’Italia fu costretta ad uscirne temporaneamente e a svalutare la lira con il governo di Giuliano Amato – e dopo quasi dieci anni di rigidi parametri monetari (rapporto Pil-deficit e Pil-debito) imposti dal Trattato di Maastricht.


Per la verità l’euro ha esordito sui mercati il primo gennaio del 1999, con la fissazione irrevocabile del cambio con le valute degli allora 11 stati membri – per l’Italia fu fissato a 1.936,27 lire – “fotografato” il 31 dicembre del 1998. Iniziò così e durò tre anni un regime di circolazione “virtuale”, in cui la moneta scambiata in contante continuava ad essere quella nazionale, ma in cui tutti i pagamenti, appunto non materiali (trasferimenti, bonifici ecc.) avvenivano già in euro. Il 1999 fu anche l’ultimo anno in cui la zecca italiana coniò le lire. Nel frattempo anche la Grecia aveva fatto in tempo ad allinearsi e a partecipare al battesimo della nuova valuta. E dieci anni fa, a metà dicembre del 2001, quando dall’altra sponda dell’Atlantico arrivavano le prime folate di crisi seguite agli attentati dell’11 settembre, l’eccitazione sul vecchio continente cresceva. Le famiglia facevano le file in banca e negli uffici postali dove la Banca d’Italia distribuiva i primi “kit” della nuova moneta, che la zecca aveva iniziato a stampare da un anno.