Il regime usa “l’artiglieria pesante”, 66 le vittime

ANKARA – Il regime siriano ha condotto un’offensiva d’intensità senza precedenti contro i rivoltosi ingaggiando combattimenti che non erano mai stati così vicini alla capitale, Damasco, con un bilancio di quasi 70 morti.


Sul fronte diplomatico, la Lega Araba ha annunciato una riunione dei suoi ministri degli Esteri che domenica prossima decideranno se ritirare definitivamente, o rilanciare, la missione di osservatori sospesa sabato lamentando che Assad ha “scelto l’escalation” di violenza.


Il regime, dichiaratamente “determinato a ristabilire l’ordine”, ha condotto un’operazione militare che un portavoce dei disertori ha definito “senza precedenti” anche perché viene usata “l’artiglieria pesante”. Gli scontri, segnalati anche ad Ain Tarma, a 4 chilometri dalla capitale, sono “i più vicini a Damasco dall’inizio della rivolta”, ha notato l’Osservatorio siriano sui diritti umani fornendo il bilancio di vittime della giornata: 66 morti, di cui 26 civili registrati nelle province di Homs, Idlib, Daraa e della regione di Damasco con una vittima anche in un quartiere della capitale.


L’offensiva dell’esercito regolare, secondo l’Osservatorio, è stata portata in almeno tre zone. In quella di Ghouta, all’estrema periferia est di Damasco, circa 2.000 soldati appoggiati da 50 carri armati e da blindati hanno dato manforte a truppe che stanno circondando tre sobborghi. Presa di mira anche Rankus, città di 25 mila abitanti sulle montagne a 30 chilometri a nord della capitale, già attaccata a novembre e assediata da mercoledì con colpi d’artiglieria che hanno fatto crollare almeno 25 palazzi. C’è poi la città ribelle di Hama, nel centro del paese, dove sono stati segnalati cecchini sui tetti e cadaveri gettati in strada con le mani legate dietro alla schiena per terrorizzare la popolazione.