Vertice Ue, Monti soddisfatto L’Italia evita la stretta sul debito

BRUXELLES – Mario Monti è soddisfatto. L’Italia ha evitato brutte sorprese sul debito nel Patto europeo per una maggiore disciplina di bilancio e ha incassato un successo diplomatico sul fronte della crescita, con i partner Ue determinati a delineare, entro marzo, piani concreti per rilanciare il Pil e l’occupazione. La soddisfazione del presidente del Consiglio traspare dal sorriso del Professore in quella che è diventata l’immagine simbolo del vertice: l’ingresso del premier italiano a fianco di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy nella sala del Consiglio europeo, al termine della trilaterale che ha sancito il nuovo acronimo già in voga fra i giornalisti del summit: ‘Merkonti’, al posto dell’ormai superato ‘Merkozy’. Una chiara rappresentazione del fatto che ormai, almeno per la stampa europea, a guidare l’Europa sono Berlino e Roma, con Parigi che arranca a causa della zavorra elettorale.


In realtà l’incontro a tre è quasi una formalità, in vista di un appuntamento più approfondito a febbraio a Roma. Meno di mezz’ora insieme per discutere sommariamente di Fiscal Compact (il patto di bilancio secondo la definizione coniata da Mario Draghi) e crescita.


L’impressione che Monti trae dal breve incontro è più che positiva. Sul primo fronte, quello del nuovo trattato, il premier già nel primo pomeriggio è convinto che un’intesa – nonostante i paletti della Polonia – possa essere raggiunta. Lo stesso Monti lavora affinchè ciò sia possibile, attraverso un compromesso che consenta geometrie variabile: per le questioni strategiche, anche i Paesi che non hanno adottato la moneta unica dovrebbero essere chiamati al tavolo, fermo restando le differenze fra chi non vuole entrare (Gran Bratagna) e chi non può ancora farlo per difficoltà interne o economiche (Polonia o Danimarca).
Quanto ai contenuti, la tattica del ‘catenaccio’ adottata dall’Italia (e che ha visto un gran lavoro diplomatico di Enzo Moavero) ha dato i suoi frutti: Roma ha evitato che nella stretta sul rigore ci fossero misure troppo stringenti sul debito, ottenendo l’inserimento di quei ‘’fattori rilevanti’’ (già previsti nella normativa comunitaria, con il ‘Six Pack’) che attenuano l’impegno ad un rientro di un ventesimo per i Paesi con un debito sopra il 60%. Anche sul fronte della crescita l’Italia incassa quanto aveva chiesto: non solo una dichiarazione di intenti, ma anche l’impegno a tradurre le parole in piani concreti entro il vertice di marzo. E soprattutto il principio che per ogni Paese ci saranno delle ‘’linee guida’’ sulle politiche economiche e per l’occupazione. Un passaggio che Monti ritiene cruciale, non solo in chiave esterna (perchè costringerà alcuni Paesi riottosi, come la Germania sul mercato interno, a fare di più) ma anche interna (visto faciliterà il compito del governo su alcune riforme strutturali, a cominciare dal lavoro).


Fin qui le buone notizie. Perchè la giornata ha riservato anche qualche amara sorpresa. Moody’s prevede che la manovra di dicembre ridurrà i redditi. E al di lá della diminuita influenza delle agenzie di rating sui mercati, anche a palazzo Chigi riconoscono che serve un colpo d’ali dell’Europa sulla crescita, anche perchè il Fiscal Compact non basta a superare la crisi dei debiti sovrani.


Il secondo round della partita europea, quello a cui l’Italia tiene di più, si giocherà dunque non solo sul ‘’cresci-Europa’’, ma soprattutto sui firewall, le barriere ‘anti-spread’.