Sabato arrivano i maestri inglesi, l’Italia cerca il colpaccio

ROMA – Arrivano i maestri inglesi, che non hanno inventato solo il calcio ma anche il rugby, e sono l’unica Nazionale europea del top ovale che l’Italia non è ancora riuscita a battere.


Il ricordo del tracollo azzurro dell’anno scorso a Twickenham fa male, ma quella era un’altra Inghilterra, poi sfaldatasi dopo un Mondiale negativo e la sconfitta nei quarti contro la Francia, tra problemi comportamentali e sbronze che sono costate il posto perfino a capitan Mike Tindall, il marito di Zara Phillips, campionessa di equitazione ma soprattutto nipote della regina Elisabetta.


Sabato l’Italia avrà un’occasione unica, quella di affrontare un’Inghilterra in chiara fase di rinnovamento e che appare vulnerabile: si potrebbe quindi tentare di fare un altro pezzo di storia del rugby; e questa volta nel principale stadio romano, pieno fino all’ultimo posto, 72mila spettatori come in questa stagione non è successo neppure per il derby del calcio o per Roma-Juventus.


“Nel moderno Colosseo tutti saranno pronti a mostrarci il pollice verso”, hanno scritto i tabloid inglesi. Oltretutto la Nazionale con la rosa sul petto ha perso il suo uomo simbolo Jonny Wilkinson (ma sembra già pronto l’erede, il 21enne figlio d’arte Owen Farrell) ed il ct ex capitano Martin Johnson, ‘vittima’ non solo della Coppa del mondo ma anche delle guerre intestine in seno alla Federazione. Ma un’Italia finalmente al meglio, coraggiosa come quella di Parigi e più cinica, è in grado di rovinare la serata del ct a tempo Stuart Lancaster, scelto perché faceva già parte dei quadri federali e per tenere il posto caldo a Nick Mallett. Ovviamente gli inglesi, freschi vincitori della Scozia, non prendono nemmeno in considerazione l’idea di perdere contro gli italiani; ma successe anche ai francesi l’anno scorso, convinti di venire in Italia per quella che venne definita una “vacanza romana” e invece si trasformò in una caduta rovinosa. Di sicuro Lancaster ed i suoi non lasciano nulla al caso, al punto che il tecnico si porterà dietro un nutrito staff di cui fanno parte, come motivatori, l’ex capitano del Manchester United Gary Neville, uno che sa bene come si vince, ed il caporale dell’esercito Simon Brown. Il suo è un compito molto particolare: è rimasto sfigurato combattendo in Iraq e parlerà ai giocatori della Nazionale inglese per spiegare cosa significhi veramente servire la patria: altro che le bevute nei pub neozelandesi, i lanci dei nani e le pesanti ‘avances’ alle cameriere.