Uno Bianca: Zecchi, ‘Fabio Savi digiuna? Non mi fa pena’

(ANSA) – BOLOGNA, 17 OTT – “Mi dispiace per lui, non c’è niente che mi faccia pena”. E’ il commento di Rosanna Zecchi, presidente dell’associazione che raccoglie i familiari delle vittime della banda della Uno Bianca, allo sciopero della fame iniziato da alcuni giorni da Fabio Savi, uno dei capi del gruppo criminale. Savi chiede di essere trasferito dal carcere di Uta (Cagliari). E’ detenuto dal 1994 e sta scontando l’ergastolo per i delitti del gruppo criminale guidato da lui e dal fratello Roberto, che tra gli anni Ottanta e Novanta uccise 24 persone e ne ferì cento. Savi chiede un computer per poter scrivere libri e un lavoro interno al carcere. Non è la prima volta che il ‘lungo’ della banda dà vita a proteste. “Fabio – prosegue Zecchi – era presente a quasi tutti gli assalti, ha un bel coraggio a chiedere di ‘fare’. Lui ha dato la possibilità agli altri di ‘fare’? Come può pretendere delle cose quando ha fatto tanto male, quando ha tolto la vita a tante persone? Non riesco proprio a capire come faccia”.