Mafie:’ritorna’ a Bologna auto di Siani.Convegno con Camusso

(ANSA) – BOLOGNA, 4 FEB – E’ arrivata, o meglio è tornata a Bologna la Mehari verde di Giancarlo Siani. L’auto del giornalista ucciso dalla Camorra nel 1985 resterà in città fino al 16 febbraio in quella che è una tappa del ‘Viaggio Legale’ promosso da Filt-Cgil, Caracò, Libera, Comitato io Lotto, Cgil Emilia-Romagna e Cna Fita sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo e con quello, tra gli altri, di Comune di Bologna e Regioni Emilia-Romagna e Campania. Attorno all’auto, arrivata questa mattina nel cortile di Palazzo D’Accursio, saranno tante le iniziative in programma, a partire dal convegno ‘Liberi d’Informare – da Siani al Processo Aemilia, come cambia l’informazione’, al quale hanno partecipato, tra gli altri, la segretaria nazionale Cgil, Susanna Camusso, il fratello del giornalista, Paolo, l’assessore regionale alla legalità, Massimo Mezzetti e l’assessore comunale Matteo Lepore, in rappresentanza del sindaco Virginio Merola. . “Si tratta di un ritorno – ha detto Paolo Siani – perché la mehari, fu presa usata dalla sua fidanzata dell’epoca, Chiara, proprio a Bologna. E loro scesero poi in auto in questa macchina di plastica e la riportarono a Napoli. Quindi oggi ritorna dove stava e un po’ torna anche lui con questa macchina, torna anche Giancarlo, e con lui tutte le vittime innocenti della Campania e non solo che chiedono riscatto e attenzione”. Un tema, quello delle minacce ai giornalisti da parte della criminalità organizzata, ancora centrale come dimostrano i tanti casi anche al nord (al convegno hanno portato la loro testimonianza la giornalista Sabrina Pignedoli e Gabriele Franzini, direttore Tg Reggio). “Sono tanti i giornalisti minacciati dalle mafie in Italia – ha detto Siani – a dimostrazione che le mafie temono chi racconta le cose. Le mafie non hanno piacere che le cose si sappiano e Giancarlo raccontava cose scomode. E le mafie temono ancora oggi chi racconta i loro affari”. Sul tema delle infiltrazioni al nord è intervenuta anche la segretaria della Cgil: “Bisogna registrare come un fatto positivo che in parte è anche dovuto ai grandi processi che sono stati aperti, tra cui il processo Aemilia, il fatto che siamo stati costretti a vedere che i processi di infiltrazione continuavano mentre per molto tempo si è pensato e immaginato che fosse solo una questione territoriale. Dopodiché rimane del tutto aperto il tema di come si evita che questa infiltrazione possa continuare ad esserci. Da questo punto di vista il tema degli appalti è un fondamentale”. (ANSA).