Vaticano: diplomatici contro trasferimento ambasciata Usa

NEW YORK. – Il progetto di trasferire la missione americana in Vaticano consolidandone le strutture all’interno dell’ambasciata Usa di Via Veneto è stato aspramente contestato da cinque ex ambasciatori nonostante il tacito consenso della Santa Sede. Lo rivela John Allen, il vaticanista del National Catholic Reporter. Il piano, giustificato sull’altare della maggior sicurezza, è stato descritto da James Nicholson, l’ex inviato sotto la presidenza di George W. Bush, come un “massiccio downgrade” nei rapporti tra Stati Uniti e Vaticano. La missione vaticana dovrebbe avere un edificio e un ingresso separato e tuttavia l’operazione “avrebbe l’effetto di trasformare quell’ambasciata in una figliastra dell’ambasciata in Italia”, ha detto Nicholson secondo cui “la Santa Sede è uno snodo cruciale per gli affari internazionali e un importante punto di ascolto per gli Stati Uniti. Incapsularla all’interno di un altra sede diplomatica è un insulto ai cattolici americani e al Vaticano”. La posizione di Nicholson è stata sottoscritta da altri ex ambasciatori: Francis Rooney e Mary Ann Glendon, Raymond Flynn e Thomas Melady. “Nel mondo diplomatico se non avete una sede separata non vai da nessuna parte”, ha detto Rooney che è stato ambasciatore tra 2005 e 2008 ed è l’autore di The Global Vatican, un nuovo libro sulle relazioni tra Vaticano e Stati Uniti. Attualmente la missione Usa presso la Santa Sede si trova vicino al Circo Massimo. Il progetto non ancora ufficialmente annunciato prevede il trasloco entro gennaio 2015. Secondo Allen il Vaticano, pur preferendo che i singoli paesi mantengano ambasciate separate da quelle in Italia, non avrebbe fatto obiezioni nel caso degli Stati Uniti. Una fonte vaticana in anonimato ha detto al giornalista che la sicurezza è “una seria preoccupazione” soprattutto alla luce dell’attacco del 2012 alla sede diplomatica di Bengasi in cui sono morti l’ambasciatore Chris Stevens e altre tre persone. Un rapporto del Dipartimento di Stato aveva all’epoca raccomandato il consolidamento delle sedi ovunque fosse possibile.

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