Prandelli non ci sta: “Aspetto Balotelli e stage”

ROMA – Cento giorni all’Europeo. Un’identita d’attacco nuova da costruire, senza altri appuntamenti né margini di scelta. Il recupero di Cassano come un miraggio lontano. Quello di Rossi come un’incognita. Balotelli titolare fondamentale ma sotto esame di maturità. Gli elementi per indebolire le piccole ma solide certezze costruite in un anno e mezzo di nuova Italia ci sarebbero. Ma Cesare Prandelli non vuole sentir parlare di allarme. Anzi, attacca duro – ed è la prima volta da quando è sulla panchina della nazionale – di fronte alle critiche: “No, non ci sto. Davvero non ci sto. Troppo comodo star a parlare per due giorni di tutto tranne che di Italia-Usa, tranne poi criticarla per una sconfitta in amichevole”. Precisa, il ct azzurro, che al risultato non pensava per nulla.
“La premessa è questa: mi fosse interessato vincere, non avrei sperimentato certe soluzioni. Ma se hai costruito qualcosa di buono in due anni, e ti vengono meno dei punti fermi, devi avere il coraggio di provare qualcosa. Partite come questa mi servono a risolvere dubbi, e io l’ho fatto”.
Non fa nomi né apre il suo scrigno, ma i conti sono presto fatti. In attesa di Balotelli, il gruppo dei 23 per Polonia e Ucraina è in gran parte fatto, attacco a parte. Un dubbio per il terzo portiere, la difesa con otto elementi (Chiellini, Barzagli, Bonucci, Maggio, Criscito, Ogbonna, Balzaretti), otto centrocampisti (De Rossi, Pirlo, Montolivo, Thiago Motta, Marchisio, Nocerino, Aquilani se recupera, uno tra Palombo o un outsider); restano quattro posti d’attacco, cinque se i nomi non daranno garanzie e se negli altri reparti la versatilità dei protagonisti permetterà risparmi. Con Balotelli titolare, Giovinco, Pazzini, Matri, Osvaldo, Borini sono in fila, insieme con il jolly Di Natale: “Non posso non prendere in considerazione i numeri di questo giocatore: ed è anche un messaggio a chi pensa sia tutto scontato”.
Di sicuro in attacco non c’é nulla. E ancora meno certi sono i famosi stage, piccolo esempio di un rapporto difficile tra nazionale e club.
“Il tempo non è una scusante, è lo stesso per tutte le nazionali – premette Prandelli – Certo, se hai una squadra in evoluzione pesa di più. Avessimo avuto degli stages, forse questa amichevole non la perdevamo. Ora vediamo se posso avere una giornata a reparto, senza squilli di tromba: altrimenti vorrà dire che sarò l’unico ct a non averne mai fatti….”, sottolinea rassegnato, ricordando che anche Lippi trovò spazio tra gli ingorghi di campionato. Non ce l’ha con i club, assicura il ct, ma in attesa che dell’argomento si occupi il prossimo consiglio federale per ora è mancato il contatto nazionale-allenatori per sbloccare la situazione.
“Vorrà dire che sfrutteremo al massimo i venti giorni di maggio”, ricorda rimandando le scelte agli esiti dei campionati. Anche quello inglese: “Balotelli è mentalmente il mio titolare, deve maturare. Quanto alla telefonata che mi aspettavo, ora lo lascio in pace, per lui può essere un probelma se tutti parlano…Ma tranquilli, i messaggi che volevo mi sono arrivati. Dite che è indispensabile? Sono stato il primo a dire che sarebbe diventato tra i quattro più forti attaccanti al mondo, ma abbiamo fatto ottime qualificazioni senza di lui”.
C’erano però Cassano e Rossi. “Faccio i conti con la realtà: loro ora mancano, per questo devo provare soluzioni coraggiose. Ma se abbiamo poco tempo, ci ritroviamo il lunedì, per due giorni si parla di tutto fuorché di nazionale e di fronte a esperimenti e a una sconfitta leggo di allarmi, io non ci sto: troppo comodo”.
Prandelli rivendica di aver costruito una nazionale che funziona e di non aver smarrito il filo: “Avevamo consolidato il meccanismo dei due attaccanti piccoli, e i criticoni parlavano di ‘nanerottoli’: ora li rimpiangono…”. Affiora ancora il fastidio per la polemica sul codice etico (“di fronte a certe cose mi cascano le braccia, mi chiedono se convoco un giocatore che ha starnutito nel tunnel”), ma anche una tensione agonistica già da pieno Europeo. E così per grinta – e anche un pizzico di permalosità – il ct di oggi è più simile al miglior Lippi che al primo Prandelli.
“Lo so, risuonerà l’inno contro la Spagna e tutti diventeranno tifosi. Ci sta anche che sul carro quel giorno salgano pure i detrattori – conclude Prandelli – Saranno i benvenuti, vorrà dire che l’Europeo è cominciato anche per loro. Il mio è iniziato da molto”.

Lascia un commento