Rai, ‘Super Dg’ di Monti divide i partiti. Pdl si ribella

ROMA – Dopo una giornata di scontro palese tra i partiti sul tema Rai, mentre sembra che nulla sia cambiato dopo il vertice con Monti, arriva come un fulmine a ciel sereno la notizia che quell’incontro non era stato proprio privo di contenuti, anzi. Sul tavolo dei leader il premier Mario Monti aveva messo la sua importante proposta: rafforzare i poteri del direttore generale della Rai tanto da farlo somigliare ad un ‘commissario risanatore’ in grado di rimettere a posto i conti della tv pubblica. Una ipotesi che trova la fiera , quasi rabbiosa, opposizione del Pdl. Eppure Alfano, Bersani e Casini, avevano detto per tutta la giornata di aver lasciato l’incontro con il presidente del Consiglio Mario Monti e alcuni suoi ministri, nonostante la foto sorridente postata su Twitter, con un nulla di fatto in tema Rai che lasciava immutato, anzi aveva complicato, lo scontro tra Pd e Pdl su Viale Mazzini.
– Sulla Rai se ne riparlerà – spiega già in mattinata un agguerrito Pierluigi Bersani, che insiste nel chiedere ”una nuova governance, nel frattempo si nomini un commissario, ma si cambi passo. Se non si fa così e non si mettono fuori i partiti noi non partecipiamo”, pronunciando la fatidica parola.
Spiega ancora però che ”con la governance attuale una persona autorevole” che gestisca la Rai ”è destinata solo a perdere autorevolezza perchè nessuno può fare i miracoli”. Per il segretario del Pd ”è un delitto che si sta consumando ai danni di un’azienda che non può esprimere una sua forza in una competizione che ci sarà nei prossimi anni”.
Ma il segretario Pdl Angelino Alfano non si fa attendere nella risposta:
– Fare la riforma della Rai per mettere le mani sulla Rai è contro il senso di questa vicenda. Penso che i partiti dovrebbero applicare le leggi esistenti senza pretendere di cambiarle a proprio beneficio.
Toni miti ma che alla lettura di fine giornata appaiono decisamente contrari all’ipotesi del commissariamento anche quelli usati oggi dal leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini.
– Come ha detto Alfano – ha detto in merito al vertice – siamo arrivati alla fine un po’ stanchi. Ci sarà tempo.
Di tempo per lui ce ne è molto, convinto che il capitolo Rai può essere affrontato “dopo le amministrative quando ci sarà la serenità necessaria per farlo”. C’+è chi, nel Pdl, pensa come Maurizio Gasparri che l’unica cosa è applicare la legge che porta il suo nome.
– Sulla Rai – commenta – Bersani persevera nell’errore incostituzionale. Non ci possono essere commissariamenti. La legge c’é e si applica.
Anzi il capogruppo al Senato è convinto che sia ”certamente infondata la notizia di un direttore-commissario alla Rai perchè è una ipotesi in contrasto con le sentenze e i principi della Corte Costituzionale, come ben sanno Monti e i membri del governo”. Gli fa eco il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto.
– Non accettiamo – sostiene – il commissariamento della Rai che prelude ad un’operazione di totale normalizzazione interna dell’azienda, con l’eliminazione delle poche voci e delle poche presenze non collocate sul tradizionale pensiero unico della sinistra. Sulla Rai – aggiunge Cicchitto – non sono accettabili forzature di alcun tipo.
Una parola di chiarezza viene invece da due ‘candidati’.
– Vorrei rimanere nel Cda – dice senza veli il consigliere Rai in quota Pdl Antonio Verro. Che sottolinea:
– Più esplicito di così… ho pure rinunciato ad un posto nel Parlamento. Diciamo che l’aria culturale alla quale faccio riferimento mi ha aperto questa possibilità. Rimanda invece al mittente la voce di una sua ipotesi di presidenza Piero Angela.
– Tutti mi stanno chiedendo se voglio fare il presidente della Rai. No, grazie – ha detto -. Penso che posso servire meglio la Rai continuando a fare il lavoro che faccio – ha concluso.

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