Il Brasile tra boom petrolifero e import vinicolo da primato

BRASILIA – Le riserve di greggio del Brasile potrebbero raddoppiare nel breve periodo, ma servono ingenti investimenti. Lo ha dichiarato la nuova presidente dell’Autorità petrolifera di Rio De Janeiro, Magda Chambriard, nel suo discorso di insediamento. Al momento solo il 4% dei bacini del Brasile sono stati ispezionati: con investimenti mirati e intensi si potrebbero aumentare le perforazioni con il risultato di passare dagli attuali 15 miliardi di barili di greggio a riserve per complessivi 30 miliardi. Un autentico exploit.
Sul fronte delle importazioni c’è da registrare che il governo brasiliano minaccia di salvaguardare il vino locale imponendo per 8 anni limiti di quote o super tassando le importazioni dall’Italia e dall’Europa che stanno vivendo un grande boom nel Paese. Il consumo di vino in Brasile fa salti in avanti in un anno del 21%. Fra il 2006 e il 2010 le importazioni di vini dall’Italia sono aumentate del 56%. Il Brasile ha speso quasi 30 milioni di dollari nell’import di vino nei primi due mesi di quest’anno. Da qui la necessità di arginare l’invasione dei vini europei. La proposta di salvaguardia viene dai “veneti” del Rio Grande do Sul, un’enclave dell’immigrazione italiana iniziata nel 1875, che ha trasformato le colline della Serra Gaucha di Caxias do Sul, Garibaldi e Bento Gonçalves, in enormi splendidi vigneti. Ma la produzione brasiliana è salita nello stesso periodo 2006-10 di appena il 3%. La presidente brasiliana Dilma Rousseff ha ascoltato le lagnanze dei produttori locali durante la recente Festa dell’Uva di Caxias do Sul e si è dimostrata sensibile al reclamo. Il ministero dello Sviluppo, industria e commercio estero ha iniziato un’indagine che dovrà durare 5 mesi prima di sancire eventuali barriere alle importazioni, ma ha fatto capire che “ci sono indizi sufficienti che la crescita delle importazioni di vino stanno causando un danno grave all’industria nazionale”. Le importazioni che verranno più danneggiate sono la cilena, l’italiana, la francese e la portoghese. L’import dall’Argentina e dall’Uruguay è tutelato dall’accordo Mercosud. Oggi l’imposta d’importazione brasiliana sul vino fino è del 27%. L’Abba, associazione che riunisce 130 importatori, contesta l’indagine preliminare affermando che i vini di qualità importati devono vedersela con solo il 15 per cento della produzione brasiliana, impostata su vini da tavola.

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