Milan, Cassano pronto: «Ma smetto se non sto bene»

MILANO – Uno ha temuto il peggio, ma dopo un ictus ischemico, un intervento al cuore, e cinque mesi di allenamenti e terapie è pronto a tornare in campo. L’altro da due anni passa da un infortunio muscolare all’altro, e rischia invece di archiviare anzitempo la stagione. Antonio Cassano e Alexandre Pato sono i due volti di questo Milan, che recupera uno dei suoi talenti ma ne perde un altro, forse definitivamente.
Il volto sorridente è quello del barese, che da lunedì si allena regolarmente, spera in una convocazione per la sfida di sabato con la Fiorentina, almeno per riassaporare l’atmosfera del ritiro, a cinque mesi dal 29 novembre, quando si è sentito male di ritorno dalla trasferta di Roma.
– Da 30 anni non capisco nulla, ma per 36 ore ho fatto fatica a parlare, a ricordare le cose – ha raccontato Cassano in un’intervista a Mediaset -. Prima dell’operazione ho avuto paura ma non per me, soprattutto per i miei cari, mio figlio, mia moglie. Senza di loro non sarebbe stato un problema se fosse arrivato il mio momento.
La lista dei messaggi di affetto ricevuti in quei giorni (Mourinho, Capello, Iniesta…) è lunga, non meno di quella dei ringraziamenti, a partire dal medico rossonero Rodolfo Tavana.
– Mi ha salvato la vita, se non mi avesse preso per i capelli sarebbe stata dura stare in questo mondo – ha garantito l’ attaccante -. Non so se un’altra società mi avrebbe curato come il Milan: ringrazio il presidente Berlusconi, Barbara e Galliani che nel periodo più buio mi chiamava due volte al giorno.
E un ringraziamento va anche al ct azzurro Cesare Prandelli.
– Per me era fondamentale tornare a vivere, ma Prandelli mi ha dato una grande spinta per tornare in campo – ha raccontato -: mi ha sempre detto che mi avrebbe aspettato fino all’ultimo momento.
Lo aspetta per l’Europeo, e Cassano per convincerlo ha otto partite, fondamentali anche per lo scudetto.
– Lo vince il Milan, mica stiamo qui a pettinare le bambole – ha sorriso il barese, che nei primi allenamenti ha mostrato una buona dose di colpi di classe -. I miei piedi sono sempre buoni, bisogna valutare la forma fisica, se sono ingrassato o no – ha chiarito l’attaccante classe 1982 -. Se torno e sto bene allora ok, ma se fra cinque, sei mesi o un anno mi accorgo che non sto più in piedi ringrazio tutti e me ne vado a casa: voglio che la gente si ricordi del Cassano buono, non voglio fare compassione.
In casa Milan la soddisfazione per il ritorno di Cassano pareggia almeno la preoccupazione per Pato. La sua stagione probabilmente è già finita. Gli esami dopo l’infortunio rimediato martedì a Barcellona (pare che la proprietà sia rimasta sorpresa di vederlo in campo subito dopo il viaggio negli Usa) hanno evidenziato “una lesione muscolare tra il 1/o e il 2/o grado al bicipite femorale della coscia sinistra”.
Niente prognosi, fra un paio di settimane sono previsti nuovi esami e non è in dubbio che guarirà. Ma bisogna capire come evitare le continue ricadute che hanno svalutato il suo cartellino.
– Non so più a che santo votarmi – ha detto alla Gazzetta dello sport Jean Pierre Meersseman, che da qualche mese è tornato a lavorare a Milanello e da tre settimane ha in mano la pratica Pato. Già irritato per la piega che ha preso la vicenda, il club non ha gradito queste parole. Come si evince dal comunicato in cui si chiarisce che “tutto l’A.C. Milan è fortemente determinato a risolvere in modo positivo e nel termine più breve i problemi muscolari di Pato. Numerose strade sia diagnostiche sia terapeutiche restano aperte e non c’é dubbio che l’attuale situazione sarà superata in modo soddisfacente. Pato tornerà presto ancor più forte di prima”.

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