Onu, rapporto felicità: il Venezuela meglio della Germania

NEW YORK – La ricchezza non fa la felicità, ma la disoccupazione provoca dolore quanto un lutto o una separazione: sono alcuni dei dati emersi dal ‘World Happiness Report’, il primo studio sul tasso di felicità commissionato dalle Nazioni Unite. A guadagnare la palma di più felici al mondo sono i paesi scandinavi: se la medaglia d’oro va alla Danimarca, il Nord Europa si porta a casa anche i due gradini più bassi del podio con Finlandia e Norvegia, seguite al quarto posto dall’Olanda.
L’Italia si piazza al ventottesimo posto, di poco superata da Inghilterra, Spagna e Francia, ma due gradini sopra alla Germania. Meglio gli Usa, undicesimi, mentre la Cina è fuori dalla top-100. In fondo alla classifica invece ci sono molti Stati africani, dove la felicità sembra essere un bene raro, con Togo e Benein che realizzano fra le performance peggiori.
Nello stilare il rapporto, l’Onu e il co-curatore Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute della Columbia University, sono stati considerati, come elementi determinanti per stabilire il grado di soddisfazione di uno Stato su scala globale, la libertà politica, le forti reti sociali e assenza di corruzione, mentre a livello individuale una buona salute fisica e mentale, sicurezza sul lavoro e una famiglia stabile.
”Viviamo in un’epoca di forti contraddizioni – scrive il professor Sachs nell’introduzione del rapporto – Il mondo gode di tecnologie enormemente sofisticate, ma almeno un miliardo di persone non ha da mangiare a sufficienza. E poi ci sono i nuovi mali della vita moderna, come obesità, fumo, diabete e depressione”.
La felicita’ comunque non è solo individuale, anzi i cambiamenti sociali sono essenziali, ancora di più del denaro. L’aumento di stipendio infatti contribuisce ad alzare il tasso di soddisfazione soprattutto tra i più poveri, dove può significare la sopravvivenza di un bambino, cibo, una casa, acqua potabile, servizi igienico-sanitari, e magari l’opportunità di studiare. Nelle aree più ricche invece, dove le privazioni di base sono state sconfitte, hanno maggior valore la collaborazione e lo spirito di gruppo.
Secondo gli esperti ”se una nazione concentra i propri sforzi verso la crescita del prodotto interno lordo (Pil), preclude altri obiettivi, come quello che porta ad una società felice”. Per esempio gli Usa – spiega ancora Sachs – per mezzo secolo hanno perseguito il progresso economico e tecnologico, ma hanno sacrificato la felicità dei cittadini, rimasta pressochè invariata nonostante decenni di aumento del Pil. E questo mix di fattori diversi fa sì che dalla ricerca emergano non poche sorprese, come il trentesimo posto della Germania, molto al di sotto di paesi come Venezuela, Messico o Brasile. Oppure il Giappone al numero quarantaquattro dietro la Grecia, posizionata al quarantadue. E ancora Iran 84mo e Pakistan 85mo, mentre va molto peggio l’India al 95mo.

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