Elezioni politiche in Siria, l’Opposizione le boicotta

DAMASCO/BEIRUT – Un voto a dir poco controverso quello che ieri ha visto protagonisti 14 milioni di siriani chiamati per la prima volta alle urne dalla fine del monopolio incontrastato del partito Baath durato mezzo secolo. Da una parte, le opposizioni e dissidenti in patria che hanno puntato sul boicottaggio bollando come ‘’una farsa’’ le prime elezioni tenutesi dopo oltre un anno di scontri repressi nel sangue dal regime e costati la vita a 10mila civili. Dall’altra, la tv di Stato e l’agenzia ufficiale Sana che hanno riferito di ‘’un’affluenza notevole’’ ed i media governativi hanno trasmesso per tutta la giornata immagini di ‘’seggi presi di assalto dai votanti’’ per ‘’le prime consultazioni dell’era del multipartitismo’’. Parlando alla tv di Stato, il presidente della Commissione elettorale, Khalaf Azzawi, ha affermato a metà giornata che le operazioni di voto si sono svolte in modo normale e tranquillo. Sono stati quasi 15 milioni i siriani formalmente chiamati a esprimersi per il rinnovo del parlamento  formato da 250 seggi. La maggioranza (127) è ancora di fatto assegnata d’ufficio a personaggi del regime, scelti tra i candidati “operai” e “contadini”, due categorie tradizionali del Baath, il partito arabo socialista che fino al febbraio scorso aveva – secondo la costituzione – “un ruolo guida nella nazione e nella società”. La nuova costituzione approvata lo scorso febbraio aveva abolito il monopolio del Baath, che può contare in tutta la Siria su oltre tre milioni di membri attivi. In virtù della nuova legge sui partiti, sono inoltre nove le formazioni “dell’opposizione” che lottano per aggiudicarsi di fatto i restanti 123 seggi del parlamento, riservati agli “indipendenti”.

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