Pozzovivo vola nell’alta Irpinia. Hesjedal mantiene a fatica la maglia rosa

LAGO LACENO – Un profeta quasi in patria. Un lucano di Policoro (Matera) ha trionfato sulle sponde del Lago Laceno, nel cuore dell’alta Irpinia. Praticamente a 200 chilometri da casa. Davanti agli occhi dei propri tifosi, dei genitori giunti dalla vicina Basilicata per sostenerlo, Domenico Pozzovivo è partito a testa bassa a poco meno di 7 km dall’arrivo, volando agile sul Colle Molella e conquistando il Gp della montagna, ma soprattutto l’8ª tappa del 95º Giro ciclistico d’Italia. Nemmeno gli ultimi 4 km di pianura lo hanno fermato. Né tantomeno ha avuto problemi a resistere quando lo spagnolo dal nome impronunciabile, Benat Elorriaga Intxausti, ha lasciato il gruppo, buttandosi invano e disperatamente al suo inseguimento.

Pozzovivo, uno scricciolo di 165 centimetri, che vola in salita ed esulta come un calciatore quando si presenta solo sul traguardo, roteando il dito indice della mano e ridendo di gusto, sembrava un ciclope, un gigantesco masso lanciato in una discesa ripidissima, non un corridore tascabile di appena 53 chili. Aveva fatto faville nell’ultimo Giro del Trentino, aperitivo della corsa rosa, scalando con invidiabile agilità il muro di Punta Veleno, nella 3ª tappa, e presentandosi da solo a braccia alzate sotto lo striscione del traguardo. Ieri ha vinto la sua prima tappa nella corsa che più conta. Laureato in economia aziendale, appassionato di meteorologia, Pozzovivo forse non vincerà il Giro d’Italia, solo perché non é un cronoman, ma nelle salite che contano bisognerà fare i conti con lui.

Tutte le montagne storiche devono ancora essere scalate e, se in una tappa non troppo adatta alle sue caratteristiche (perché con una salita breve) come quella di ieri, è riuscito nell’impresa di scavare un vuoto alle proprie spalle, ci si chiede: cosa riuscirà a ottenere quando si arriva a 2 mila o addirittura a quasi 3 mila metri d’altezza (come nel caso di Passo dello Stelvio)? L’azione dello scalatore lucano ha messo alle corde il canadese Ryder Hesjedal, che alla fine è comunque riuscito a conservare la maglia rosa, faticando più del previsto, gettando il cuore oltre l’ostacolo. Il corridore della Garmin-Barracuda ha digrignato i denti, riuscendo a non andare fuori giri. Salendo con il proprio passo, grazie anche all’aiuto di Stetina, Vandevelde e compagni, ha limitato i danni, conservando 9” su Joaquin Rodriguez e 15” sul siciliano Paolo Tiralongo, vittorioso sabato a Rocca di Cambio.

Si avvicina alla vetta della classifica il ceco Roman Kreuziger, che ieri si è visto in testa al gruppo sull’ultima salita, ma come un proiettile inesploso è rimasto in canna e non ha lasciato traccia nella storia della tappa. Chissà, forse avrebbe pure potuto provare la gamba; l’impressione è che non voglia scoprirsi quando mancano ancora due settimane alla fine del Giro. Stesso discorso per gli altri big, tutti racchiusi in una manciata di secondi, tutti apparentemente in grado di ottenere tanto, o niente. C’é chi gioca a nascondino, chi ogni tanto lancia segnali, chi scopre le proprie carte e fa capire di esserci. Come ha fatto oggi Pozzovivo, che ha colto l’attimo e, nonostante la scarsa profondità della salita, è partito come un treno. Resta da capire se i suoi avversari non hanno avuto la forza o non hanno semplicemente voluto rimanergli alle costole. Le prossime salite, non certo la tappa di oggi che si conclude in Ciociaria e dura soltanto 166 km, riusciranno a svelarlo.

Lascia un commento