Vertice Ue, Monti: “Crescita prioritaria, idee forti su eurobond”

BRUXELLES – Crisi del debito e recessione incalzano, la Grecia fa paura e i mercati mordono dopo le voci di un piano europeo su una possibile uscita di Atene dall’euro: l’Europa deve uscire dal guado e la sfida ora è la crescita, perché il rigore, da solo, non basta.

Ma la sfida sul tavolo dei 27 a Bruxelles – in un vertice “cruciale” anche in vista del Consiglio europeo di giugno – è tutt’altro che facile. Resa ancor più complicata da tanti ‘distinguo’ e divisioni. A cominciare dagli eurobond, fortemente caldeggiati da Roma e Parigi che sanciscono un nuovo ‘asse’ al posto di quella tradizionale alleanza tra Francia e Germania, rotta con l’arrivo di Francois Hollande all’Eliseo. E che ha lasciato Angela Merkel sempre piuù isolata.

Voce, quasi unica, a continuare a brandire quel ‘niet’ alle euro obbligazioni – ‘’non rilanciano la crescita’’, è tornata a dire – in nome di un rigore che ormai sta stretto a tutti. E che resta contraria ad ogni ‘mutualizzazione del debito’ e qualsiasi allentamento dei cordoni, anche se in chiave ‘produttiva’, come la ‘golden rule’. Una misura, questa, che rappresenta uno dei cavalli di battaglia di Roma, che punta allo scorporo degli investimenti in infrastrutture dal computo del deficit per ridare un po’ di fiato alla sua economia. Forte della ‘’piena sintonia’’ con Hollande, Mario Monti spera che l’Europa dia un segnale, in primis ai mercati, sulla volontà dei Ventisette di fare di più e meglio sul fronte della crescita.

Il premier italiano non si illude: dalla cena informale dei capi di Stato e di governo non usciranno ‘’decisioni’’ concrete.

Concetto che il professore chiarisce fin dal suo arrivo a Bruxelles, anche per non creare false aspettative negli investitori, soprattutto dopo la pessima performance delle borse europee. Ma la speranza è che le ‘’due idee forti’’ sul tavolo della cena nella sala del Justus Lipsus, eurobond e golden rule, presentate rispettivamente da Francia e Italia, siano perlomeno menzionate nello statement finale, affidato a Herman Van Rompuy, il presidente del Consiglio Ue che dovrà riferire dei risultati del summit. Cosa non scontata, vista la ben nota opposizione della Germania sia alla mutualizzazione dei debiti, sia all’idea di trattare in modo diverso gli investimenti pubblici produttivi dalla spesa corrente nel computo del deficit.

Il premier, arrivando a Bruxelles, ha ribadito che la crescita per l’Italia resta una ‘’priorità’’, anche perché solo così viene assicurata quella disciplina di bilancio che l’Italia per prima considera irrinunciabile.

La strategia italiana è chiara: la breve bilaterale con il presidente francese prima del summit informale è servita a far capire che Roma e Parigi sono sulla stessa lunghezza d’onda. “C’è piena sintonia” sulle misure che dovrebbero essere adottate, riferiscono fonti italiane citando eurobond e golden rule.

Il professore ritiene che indicando con precisione quali investimenti pubblici debbano essere ‘’trattati in modo diverso’’ rispetto alla spesa corrente (ad esempio i progetti transeuropei) si possa convincere la Merkel. Anche perché per una simile soluzione non servono modifiche delle regole Ue visto che ‘’sono misure già previste anche nel Fiscal Compact’’.

Un messaggio inviato anche alla Commissione Ue che secondo Roma non è sufficientemente attenta alle proposte italiane. Ma soprattutto a Berlino. “Anche noi non vogliamo falle nella disciplina di bilancio”, assicurano fonti di Roma.

Monti sta bene attento a non dare l’impressione che Parigi e Roma vogliano isolare la Germania. Ritiene che un simile proposito non solo sia velleitario, ma anche controproducente. E’ meglio convincere la Merkel che ritrovarsi spaccati con il rischio di un pericoloso stallo, è la linea dettata dal premier. Ecco perché palazzo Chigi e l’Eliseo sembrano destinati a spartirsi i ruoli: al presidente francese quello del poliziotto cattivo, battagliero e determinato; al premier italiano quello del buono, mediatore e comprensivo. Nella speranza che la Grecia non faccia precipitare la situazione.

Monti ha glissato sull’indiscrezione che i governi stiano predisponendo dei piani di emergenza in vista di una possibile uscita di Atene dall’euro. Ma non l’ha smentita. Segno che il rischio è considerato reale. Ecco perché l’Europa deve iniziare perlomeno a dare dei segnali.

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