Vinotinto, la metamorfosi della ‘Cenerentola’ diventata guerriera

CARACAS – Mio papà mi portava allo stadio, da allora ci vado spesso a vedere la mia squadra o semplicemente a guardare una partita di calcio. Il calcio per noi europei non è un semplice sport, è una sorta di religione, una devozione e lo stadio è un tempio di culto. Grinta, abilità, coraggio e soprattutto cuore.

Quando hai il calcio nel tuo dna, nelle tue vene e nel tuo cuore, non solo vuoi sentirlo… vuoi anche viverlo. Per questo motivo sono contento che la Vinotinto abbia migliorato il livello calcistico, in questo modo un paese intero ha capito cosa significhi unirsi sotto l’urlo di un gol ed avere la pelle d’oca per un’azione spettacolare della tua nazionale.
La Vinotinto viene costituita sul finire degli anni trenta: il primo storico match è disputato il 12 febbraio 1938 a Panamá contro la nazionale di casa, che si impone sui nostri per 3-1.

Tuttavia il Venezuela ha vissuto per decenni ai margini del calcio che conta. Solo sul finire degli anni sessanta la Vinotinto esordisce sia nelle qualificazioni ai mondiali di calcio che in Coppa America. Durante l’estate del 1967, a Montevideo, la Vinotinto fa il suo esordio nella Coppa America, 50 anni dopo la sua creazione. La nazionale ‘criolla’ di allora subì prima un 2-0 dal Cile e poi un secco 4-0 dall’Uruguay, senza parlare del 5-1 contro l’Argentina (dove arrivò la prima allegria per un gol Vinotinto, a regalarla fu Rafa Santana). Ma quell’anno arrivò anche la prima vittoria in coppa: un rotondo 3-0 rifiliato alla Bolivia. Fino a pochi anni fa erano in molti a pensare che il Venezuela fosse solo terra di ‘peloteros’ e giocatori di basket. A queste latitudini giocare a calcio non era affatto comune, il calcio era uno sport praticato soprattutto da figli di immigrati: italiani, spagnoli e portoghesi in primis. Sintomatico il fatto che molte delle stelle dell’attuale nazionale sono figli di ‘stranieri’: Maldonado, Arango, Fedor, Cichero, Di Giorgi, gli esempi più eclatanti, origini uruguaiane per il primo, colombiane per il secondo, ungheresi per il terzo, italiane per gli ultimi due.

Nelle qualificazioni del girone latinoamericano i venezuelani hanno ottenuto un deprimente risultato, tra il 1966 e il 2002: 11 vittorie, 10 pareggi e 65 sconfitte.

Ma dal 2000 il Venezuela non è più la squadra materasso, la formazione che serviva per rimpinguare il bottino dei goli, in modo da aggiudicarsi una migliore differenza rete. La Vinotinto così come una bambina, passo dopo passo, partita dopo partita ha iniziato a fare le sue piccole imprese, basti pensare che solo 10 anni dopo il suo esordio in Coppa America nelle qualificazioni per Argentina ’78 estromise dal mondiale addirittura l’Uruguay. Il risultato che condannò i charrúas fu un pari per 1-1 maturato nello stadio Brigido Iriarte.

L’unica manifestazione internazionale alla quale ha partecipato la nazionale venezuelana è l’Olimpiade 1980 di Mosca, quando subentrò in sostituzione dell’Argentina che aveva deciso di boicottare i giochi sovietici, seguendo le altre nazioni del campo occidentale.

Nell’‘89 la Vintotinto segnò il primo gol al Brasile, fermando la nazionale canarinha per un tempo e facendola uscire tra i fischi del pubblico di casa: la gara finì poi 3-1.

Nel ’96 arriva il primo ‘batacazo’ nel “Pre-Olímpico” in programma in Argentina. Al primo turno, contrapposti ai padroni di casa, al Cile, alla Colombia e all’Ecuador, i venezuelani cedono solo ai biancocelesti, vincendo contro Colombia ed Ecuador e pareggiando col Cile. Alla fine sarà secondo posto e pass per il girone finale. Qui, tuttavia, le avversarie sono di ben altra caratura: Argentina, Brasile e Uruguay spazzano via il Venezuela, che chiude a 0 punti con 3 sconfitte in altrettante partite. Se non altro resta la grande evoluzione per una nazionale definita ancora ‘piccola’.

Tra il 1999 e il 2000 la Federación Venezolana de Fútbol ha affidato la squadra ad uno dei santoni del calcio argentino Josè Pastoriza. Il nuovo allenatore forgia una nuova mentalità nei calciatori dando così inizio ad un periodo di ascesa, proseguito poi da mister Richard Páez. Con lui il Venezuela ha centrato un’incredibile vittoria contro una delle potenze del calcio, l’Uruguay: il 14 agosto 2001 a Montevideo, la partita valida per le qualificazioni a Corea-Giappone 2002 terminerà sul 3-0: un successo che non ammette repliche, la Vinotinto c’è e merita rispetto. L’Olimpo del calcio sudamericano inizia a guardare con curiosità alla metamorfosi ‘criolla’. Altre 3 vittorie consecutive contro Cile, Perù e Paraguay: un poker di successi da far stropicciare gli occhi ai più.

Tra il 2004 e il 2005 gioca con il Venezuela l’attaccante del Vicenza Massimo Margiotta, venezuelano di nascita, a Maracaibo. Giocherà la Coppa America 2004 e le qualificazioni Mondiali 2006, totalizzando 11 presenze e 2 reti.
Nel 2007 il Venezuela organizza la Coppa America dove raggiunge, per la prima volta nella sua storia i quarti di finale. Di fronte si trova l’avversario di sempre: l’Uruguay, l’attuale Regina del calcio sudamericano. E questa volta son schiaffi, per la precisione 4: a San Cristóbal finisce 1-4.

Páez ha guidato la nazionale fino al termine del 2007. Dopo un duro scontro con la stampa e i tifosi, la FVF ha scelto di affidare la squadra ad un giovane ed emergente allenatore: César Farías. Il neo allenatore guida la nazionale nella qualificazione ai Mondiali 2010 dove ottiene un risultato storico: 6 vittorie e 22 punti, a sole due lunghezze dall’Uruguay, quinto, posizione valevole per disputare i play-off. Un peccato, ma ci sarà il tempo di rifarsi.

Farías imposta la squadra con un modulo decisamente offensivo e segna una svolta tattica fondamentale. Le intuizioni del “Mourinho venezuelano” (come fu soprannominato durante l’ultima Coppa America) insieme agli ingenti investimenti del governo nel calcio fanno sì che i risultati della nazionale migliorino notevolmente. Farías guida anche la nazionale Under-20 che per la prima volta arriva ai mondiali di categoria nel 2009 in Egitto: in un girone complicato, con Spagna, Nigeria e Tahiti, i venezuelani raggiungono il secondo posto, prima di venir eliminati dagli Emirati Arabi negli ottavi (2-1).

In Italia sfiorano il calcio che conta solo il portiere Renny Vega, nell’Udinese, tra il 1997 e il 2001, senza mai esordire in Seria A, e i difensori Gabriel Cichero, nel Lecce, dove colleziona 4 presenze nel 2006, e Rolf Feltscher, attualmente in contratto con il Parma.

Poi nel 2011 la sensazionale Coppa America: 4º posto e rispetto ottenuto, come terrà a rimarcare anche un raggiante Farías.

Nelle qualificazioni per i Mondiali brasiliani del 2014, il Venezuela è in ottima posizione di classifica: è al quarto posto, dopo 5 partite con 8 punti. In particolare va segnalata la vittoria contro l’Argentina di Messi a Puerto La Cruz, l’11 ottobre 2011, con rete di Amorebieta: il trionfo più importante dell’intera storia della Vinotinto.

Detto questo, sappiamo come è cambiata la storia del calcio in Venezuela: adesso è una devozione, un culto per tutti i venezuelani e soprattutto per noi immigrati o figli di immigrati che sin dall’inizio siamo stati tifosi di questa nazionale. Adesso non resta che dire: continua così Vinotinto, continua a farci sognare a suon di gol.

Fioravante De Simone

Lascia un commento