Il Pm chiede condanna a 3 anni per Berlusconi

MILANO – Al termine della sua lunga requisitoria al processo sui diritti televisivi di Mediaset, il pm di Milano Fabio De Pasquale ha chiesto la condanna a 3 anni e 8 mesi per Silvio Berlusconi e 3 anni e 4 mesi per Fedele Confalonieri. Entrambi sono accusati di frode fiscale.

‘’Ci sono le impronte digitali di Silvio Berlusconi sui soldi”, ha detto il pm. Contro l’ex premier, ha affermato il magistrato, ci sono “prove univoche”. Tanto per cominciare, ha spiegato “Fininvest è interamente posseduta dalla famiglia Berlusconi e il controllo è esercitato da Silvio Berlusconi”. Fininvest, ha aggiunto l’accusa “ha organizzato la frode fiscale fino a tutto il 1995. Silvio Berlusconi è stato il beneficial lower delle società off shore”. Quindi “anche dopo la quotazione, Fininvest – ha proseguito il pm – ha continuato, fino a tutto il 1998, ad avere la maggioranza di Mediaset. Il cda era zeppo di amici e parenti della famiglia Berlusconi. Lo stesso Confalonieri è una figura fedele che ha il compito di rappresentare l’azienda”. E poi, ha proseguito l’accusa, “i conti bancari su cui sono stati riversati i fondi neri sono riconducibili a Silvio Berlusconi”. Conti sui quali “entravano soldi provenienti dalla frode che poi uscivano in contante”. “Silvio Berlusconi – ha spiegato il magistrato – è stato fino al 1998 all’apice della catena di controllo del settore dei diritti televisivi e cinematografici”.

Il magistrato ha chiesto la condanna per tutti gli imputati. In particolare per l’imprenditore Frank Agrama, considerato socio occulto dell’ex premier, la richiesta è di una pena di 3 anni e 8 mesi. Analoga richiesta è stata avanzata per Daniele Lorenzano, mentre per gli altri imputati per frode fiscale sono state fatte richieste di pene più lievi: Marco Colombo (3 anni), Giorgio Dal Negro (3 anni) e Gabriella Galetto (2 anni e 6 mesi). La richiesta più alta è stata fatta per il banchiere italo svizzero Paolo Del Bue, accusato di riciclaggio: per lui il pm ha chiesto una condanna a sei anni di reclusione con una multa di 30mila euro. Per gli altri imputati di riciclaggio il sostituto procuratore ha chiesto 5 anni e una multa di 30mila euro per Erminio Giraudi, 4 anni e una multa di 30mila euro per Carlo Scribani Rossi, accusato di essere colui che “trasferiva il denaro sporco”, e 3 anni una multa di 30mila euro per Manuela De Socio.

Nella sua requisitoria De Pasquale ha sostenuto che nell’ambito della compravendita di diritti televisivi, dal 1994 al 1998 il gruppo Mediaset avrebbe ‘gonfiato’ i costi dei titoli acquistati per una cifra di 368 milioni di dollari su un totale di circa un miliardo di acquisti.

Parte di queste somme ‘gonfiate’, secondo l’accusa, sarebbero poi confluite nei bilanci che vanno dal 2001 al 2003 con il risultato che “un terzo delle cifre esposte a bilancio in quegli anni, circa 40 milioni di euro, è falsa”. Il magistrato ha, per sommi capi, ricostruito 31 anni di storia del gruppo Fininvest-Mediaset, un gruppo che secondo De Pasquale è stato guidato da “Silvio Berlusconi anche dopo il suo ‘ingresso’ in politica”.

Nel corso della mattinata il magistrato ha parlato di “organizzazione fittizia di catene di vendite gonfiate” e di “passaggi commerciali assurdi” che hanno accompagnato l’acquisto di ogni titolo di film. Su 3.000 titoli acquistati, ha riassunto il pm, ci sono stati “13.000 passaggi contrattuali” in vorticose “transazioni illegali su cui gira ‘la cresta’”. E’ “una storia di paradisi fiscali, società di comodo, prezzi dei diritti tv gonfiati al fine di creare fondi neri, e anche lettere di garanzia false” quella che il pm ha ricostruito nella sua requisitoria.

“Le società del comparto riservato erano nella disponibilità di Silvio Berlusconi persona fisica” ha affermato il magistrato per ‘superare’ il fatto che negli anni al centro del processo, l’ex premier, entrato in politica, non aveva più incarichi formali e firme sui bilanci del gruppo. “La consulenza di Kpmg, primaria società di revisione è metà della sentenza – ha aggiunto il pm – e nessuno può inficiarne le conclusioni” che hanno tracciato “catene di vendita artificiali, passaggi commerciali assurdi” al termine dei quali “ogni diritto veniva ceduto tre volte”.

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