L’analisi – Siria: un’infinita spirale di tensione e di violenza

I media di tutto il mondo riservano già da diverse settimane enorme attenzione a quanto sta accadendo in Siria. L’equilibrio nel Paese è infatti saltato da tempo. Sotto la lente di ingrandimento della Comunità Internazionale vi è in particolare la quotidiana mattanza di civili compiuta dai soldati del regime di Assad. La responsabilità dei massacri viene invece puntualmente scaricata sulle «bande di irregolari provenienti dall’estero». Evidentemente però, tale versione non convince nessuno.

Nel tentativo di arrestare, o quantomeno contenere, la spirale di violenza in atto, convertitasi ormai in una vera e propria guerra civile, la Francia ha recentemente ventilato l’ipotesi di una “no-fly zone” in stile libico. Tuttavia l’idea, dopo aver incassato alcuni illustri veti, ha avuto esclusivamente il demerito di innalzare la tensione attorno all’intera area. Proprio a seguito della proposta, infatti, è stata annunciata dal regime una fantomatica esercitazione congiunta, sul proprio territorio, fianco a fianco dell’alleato russo. Un messaggio chiaro ed allo stesso tempo minaccioso per i Paesi occidentali. Stati Uniti (CIA) e Francia (cui potrebbero presto aggiungersi altri Governi interessati agli sviluppi di questa vicenda) pare stiano lavorando all’invio di istruttori ed armi destinate ai ribelli al fine di bilanciare la consistente quantità di materiale bellico proveniente dall’Unione Sovietica prima, e dalla Russia poi, nonostante l’embargo che, ormai soltanto sul piano teorico, tiene sotto scacco la Siria.

Impossibile non allargare questa breve analisi alla vicina Turchia. Il confine tra i due Paesi è da settimane teatro di disordini. Il regime siriano accusa il Governo Erdogan di aver permesso l’ingresso di «stranieri» che destabilizzano la regione con l’intento di porre fine all’esperienza di Assad. Gli scontri tra irregolari si moltiplicano e la tensione, anche sul piano politico, continua a salire vertiginosamente, come testimoniano le parole del Ministro degli Esteri turco: «Deve essere chiaro che prenderemo qualsiasi misura che venga ritenuta appropriata. Cittadini siriani, che cercano rifugio dal regime di Assad in Turchia, sono sotto la protezione dello Stato turco».

La situazione siriana è di fronte ad uno stallo che, nel breve periodo, difficilmente potrà risolversi senza interventi esterni. Russia, Iran e Cina (quest’ultima in posizione più defilata) spalleggiano Assad. L’Occidente, in ordine sparso, ed alcuni paesi arabi (Arabia Saudita e Qatar su tutti) desiderano invece che il Paese volti pagina il prima possibile.

L’intervento militare esterno appare attualmente poco realistico (a meno di clamorose novità) per via degli altissimi rischi legati a qualsiasi possibile operazione. La diplomazia è in grossa difficoltà e non riesce a trovare un compromesso. L’unica via di uscita sembra pertanto essere la vittoria militare di qualcuna delle parti in causa in seno alla Siria stessa.

Luca Marfé
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