CASO ASSANGE. GB a Ecuador: “Smorziamo la retorica”

LONDRA  – La parola d’ordine é smorzare la retorica. Asserragliato in una cameretta dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, Julian Assange si dice pronto a deporre davanti ai magistrati svedesi via videolink. La primula rossa di Wikileaks parlerá domani ai suoi sostenitori. Ma da dove? Se mette il naso fuori, Scotland Yard lo arresta. Intanto dalla Spagna, dove entrambi sono in vacanza, il primo ministro David Cameron e il suo numero due Nick Clegg avvertono il capo del Foreign Office William Hague che deve moderare i toni.

“Calma e smorziamo la retorica”, sembra essere il leitmotiv di oggi. Dopo il monito del capo di Downing Street, un alto esponente del governo britannico ha mandato lo stesso messaggio a Quito, dove il segnale é stato giudicato positivamente. E’ comunque la seconda estate di seguito che una crisi importante sorprende Cameron in vacanza: l’anno scorso il primo ministro fu costretto a rientrare d’urgenza dalla Toscana per far fronte ai riots che stavano mettendo Londra a ferro e fuoco. Stavolta invece, probabilmente il capo di Downing Street ce la fará a completare il periodo di riposo sulle spiagge di Maiorca: nonostante gli ammonimenti arrivati a Londra dal ministero degli Esteri russo e la mozione depositata dall’Ecuador all’Organizzazione degli Stati Americani di Washington, il caso Assange pare entrato in stallo dopo l’improvvisa accelerazione delle ultime 24 ore.

Julian ”ha passato una buona notte” nell’ufficetto-dormitorio, ha raccontato una fonte dell’ambasciata ecuadoregna che si trova alle spalle di Harrods, in una palazzina che ospita anche la missione colombiana e gli appartamenti di membri della famiglia reale saudita. Il tutto da due mesi guardato a vista da Scotland Yard che ne presidia tutti gli ingressi, gli ascensori e l’accesso al tetto, con una spesa per il contribuente britannico stimata dal Daily Mail in 50 mila sterline al giorno. Non sono noccioline per un paese in austerity, ma Gran Bretagna e Ecuador si sono infilati da ieri in una partita a scacchi in cui il fattore tempo é essenziale: l’impasse potrebbe durare mesi se non anni.

– Basta che i britannici aspettino con Scotland Yard fuori dalla porta e prima o poi o Assange o gli ecuadoregni si stancheranno – ha commentato con il Financial Times Carl Gardner, un ex avvocato del governo. Il capo di Wikileaks teme di finire dalla Svezia negli Stati Uniti, dove un Gran Giuri’ segretamente riunito in Virginia non aspetterebbe altro che incriminarlo per tradimento. Ma indubbiamente per l’hacker australiano, la cui parola più usata è stata finora ”liberta”’, l’asilo in ambasciata di questi giorni è più simile a una prigione dorata a tempo indeterminato: Assange dorme da due mesi su un materasso ad aria. E siccome l’ora d’aria gli è preclusa dalla polizia che ispeziona i suoi pasti ‘take-away’, in camera c’è anche una lampada solare e un tapis-roulant per fare un po’ di esercizio.(ANSA).

 

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