Assange sorvegliato speciale di Scotland Yard

LONDRA – Julian Assange, asserragliato da oltre due mesi nell’ambasciata ecuadoregna a Londra dopo aver perso tutti i ricorsi contro l’estradizione in Svezia dove deve rispondere di una duplice accusa di stupro, non potrà lasciare la sede diplomatica in alcun modo: nè nascosto nella macchina della delegazione, nè celato in un baule diplomatico e spedito a Quito. Gli agenti che sorvegliano notte e giorno il numero 3 di Hans Crescent, a pochi metri da Harrods, hanno avuto ordine di non fermarsi di fronte a qualsiasi privilegio diplomatico, per impedire ad Assange di scappare. A rivelarlo è il testo degli ordini impartiti, che un fotografo con uno zoom è riuscito ad immortalare su una cartelletta in mano ad uno dei poliziotti. Resta salva l’inviolabilità dell’ambasciata malgrado una legge del 1987 – varata dopo che tre anni prima un’agente di polizia, Yvonne Fletcher, venne uccisa a St. James Square da un colpo sparato dall’ambasciata libica – consentirebbe in teoria a Londra di irrompere nella legazione.

Ecuador: Non negoziamo diritti, caso bielorusso Barankov
come Assange
L’Ecuador tratterà la richiesta di estradizione avanzata dal governo della Bielorussia nei confronti dell’ex investigatore di crimini finanziari Aliaksandr Barankov con lo stesso rispetto dimostrato nel caso di Julian Assange. Lo ha detto il vice ministro degli Esteri, Marco Albuja. “L’Ecuador – ha dichiarato Albuja ai giornalisti – darà importanza al fatto di non estradare un cittadino la cui vita è a rischio, per la pena di morte o l’ergastolo”.

Il caso Barankov
Meno di un anno fa, un giudice dell’Ecuador aveva respinto la prima richiesta di estradizione per Barankov, che sosteneva di rischiare la pena di morte se rimpatriato, per aver portato alla luce casi di corruzione ai più alti livelli del governo. Il giudice Carlos Ramírez della Corte nazionale, si pronuncerà su una nuova richiesta di estradizione nei prossimi giorni. Il caso di Barankov è tornato alle cronache dopo la concessione dell’asilo diplomatico al fondatore di WikiLeaks, da parte dell’Ecuador, la scorsa settimana. Il 30enne bielorusso era stato arrestato a giugno, appena prima della visita del presidente Alexander Lukashenko nel Paese sudamericano. L’ex capitano di polizia è accusato in patria di frode ed estorsione, imputazioni che sostiene siano state sollevate nei suoi confronti dopo la sua scoperta di un giro di traffico di petrolio in cui sarebbero coinvolti parenti dello stesso Lukashenko. Barankov ha reagito bene alla promessa di Albuja. “Voglio dire – ha affermato via telefono dal carcere – che questo protegge non solo la mia vita, ma anche quella dei miei parenti”.