Ambasciate Usa sotto assedio Obama: “Pronti a reagire”

WASHINGTON – Sedici feriti nei nuovi attacchi anti Usa in Egitto, un morto nello Yemen e paura a Berlino. Il segretario di Stato degli Stati Uniti, Hillary Clinton, ha definito il film anti islamico che ha provocato l’ondata di proteste e violenze in vari Paesi, “disgustoso e riprovevole”. Ha sottolineato che il governo Usa non ha nulla a che vedere con la pellicola:
– Sembra un’operazione profondamente cinica, per denigrare una grande religione e provocare rabbia. Ma come ho detto ieri, non ci sono giustificazioni alla violenza.

Ieri il presidente Obama ha parlato al telefono anche con il neo premier libico Mustafa Abu Shagur concordando di condurre indagini congiunte sull’assalto di Bengasi e la morte di Stevens. In serata il capo della Casa Bianca ha ripetuto che “nessun atto di terrore resterà impunito”, mentre da Tripoli Shagur ha confermato l’arresto di alcuni sospetti, senza precisarne il numero né la presunta ‘appartenenza’ a gruppi terroristici.

– Finora non abbiamo prove della presenza di Al Qaida in Libia. Gli estremisti islamici sono una minoranza -, ha sottolineato il nuovo premier libico.

Ma Al Qaida, o meglio le sue diramazioni locali, restano sul banco degli imputati: la manifestazione di Bengasi contro il film su Maometto – è la certezza dell’intelligence Usa – è stato solo un pretesto per mettere in atto un attacco “già pianificato”. Un attacco compiuto in due fasi: la prima al consolato dove l’ambasciatore Stevens è rimasto in trappola, la seconda in una casa segreta ritenuta sicura dove lo staff Usa era stato trasferito, ma che i miliziani armati hanno raggiunto provocando una sparatoria e uccidendo i due marines. Secondo fonti libiche, l’assalto al consolato aveva il preciso scopo di far evacuare il personale diplomatico – compreso Stevens – verso il ‘rifugio’ dove il commando, che già ne conosceva la posizione, aveva deciso di tendere l’agguato agli statunitensi.

Mustafa Abu Shagur ha fatto comunque sapere che è stato compiuto un “importante” passo in avanti nell’inchiesta sull’attacco al consolato americano a Bengasi.

– Abbiamo fatto importanti progressi – ha dichiarato – Abbiamo dei nomi e delle foto. Sono stati eseguiti degli arresti e altri sono in corso mentre vi parlo.

Il consolato Usa della capitale tedesca è stato sgomberato in modo parziale per una spedizione sospetta. Mentre le ambasciate statunitensi del Cairo e di Sanaa sono state prese d’assalto dai manifestanti che protestavano contro il film “The innocence of Muslims”, ritenuto oltraggioso nei confronti dell’Islam. All’indomani dell’attacco al consolato di Bengasi costato la vita a un ambasciatore e tre funzionari, sono quindi scoppiati altri scontri davanti alle sedi diplomatiche statunitensi. Un cittadino yemenita è morto e altri cinque sono rimasti feriti dai colpi sparati della polizia che ha respinto, per la seconda volta, manifestanti che cercavano di prendere d’assalto l’ambasciata degli Stati Uniti a San’a. Lo ha indicato una fonte dei servizi di sicurezza locale.

In Egitto i manifestanti hanno lanciato pietre e molotov e la polizia in tenuta antisommossa ha risposto con gas lacrimogeni per disperdere al folla. E’ di 16 feriti il bilancio provvisorio delle vittime.

La reazione Usa, nel frattempo, non si è fatta attendere. Il Pentagono ha deciso di inviare due navi da guerra verso le coste libiche. Le due unità, secondo quanto riferito dalla stampa locale, sarebbero la USS Laboon e la USS McFaul, armate con missili Tomahawk. Lo stesso presidente Barack Obama ha detto che il governo egiziano non è né alleato né amico degli Stati Uniti e ha messo in guardia contro un “vero grande problema” nel caso in cui il Cairo non sarà in grado di proteggere l’ambasciata Usa nella capitale egiziana.

Secondo fonti statunitensi, l’assalto di mercoledì in Libia è stato pianificato prima della diffusione del trailer del film ritenuto anti-islam del regista Sam Bacile; e gli aggressori, probabilmente un gruppo legato ad Al Qaida, hanno utilizzato la protesta fuori dal consolato come diversivo. Mentre Washington sta cercando di capire chi abbia organizzato l’attacco, però, restano ancora molte cose da verificare sul film: molti interrogativi riguardano chi sia il vero autore della pellicola e chi abbia deciso di postare su internet alla vigilia dell’11 settembre un trailer del film tradotto in arabo.
Il trailer in sé era su internet da luglio ma non aveva suscitato particolare interesse o scalpore e a fare la differenza è stata proprio la versione tradotta in arabo. Misteriosa è comunque la figura di Sam Bacile, lo statunitense con cittadinanza israeliana che rivendica di essere il regista della pellicola. Bacile parlando al telefono col Wall Street Journal ha ribadito di considerare l’islam “un cancro”, ma resta il fondato sospetto che il suo non sia altro che uno pseudonimo.
Intanto droni statunitensi di sorveglianza dovrebbero iniziare a sorvolare Bengasi e altre località nell’est della Libia per stanare accampamenti jihadisti e obiettivi che potrebbero essere collegati all’attacco contro il personale del Dipartimento di stato americano. Il piano prevede che gli aerei senza pilota raccolgano elementi di intelligence e li trasferiscano ai leader libici, di modo che le forze del Paese africano colpiscano gli obiettivi selezionati. La Libia, comunque, ha chiesto scusa:

– Presentiamo le nostre scuse agli Usa, al popolo americano e al mondo intero – ha dichiarato in una conferenza stampa il presidente del Congresso generale Nazionale Mohamed al-Megaryef.

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