In Argentina si attende la decisione della Corte suprema

BUENOS AIRES – “Ci sono settori che continuano a seguire una logica di mancato rispetto della volontà popolare…Questi settori, quando non hanno mezzi mediatici cercano di costruire strumenti giuridici per poterci affossare”. Alla vigilia del 29° anniversario del ritorno della democrazia in Argentina, la presidente Cristina Fernández de Kirchner ha reclamato una maggiore indipendenza della giustizia nelle celebrazioni organizzate a Buenos Aires e confluite a Plaza de Mayo.
“La giustizia deve essere indipendente dalla politica e dalle multinazionali…Non lo dico solamente per la Ley de Medios” ha aggiunto la presidente riferendosi alla Legge 26.522 del Servizio di comunicazione audiovisiva, oggetto di una disputa senza esclusione di colpi tra il governo e il Grupo Clarín, principale gruppo mediatico nazionale e tra i primi in America Latina.
Il discorso di Fernández è seguito a un nuovo botta e risposta tra i due contendenti: giovedì scorso, il Grupo Clarín ha ottenuto una proroga della misura cautelare richiesta alla magistratura per rinviare l’applicazione della ‘Ley de Medios’ nella parte in cui obbligava il gruppo a disfarsi delle licenze radiotelesivive in eccesso – da circa 300 passerebbero al massimo a 24 – entro il giorno successivo, 7 dicembre (pubblicizzato dal governo come “7D”). La corte ha deciso di sospendere l’applicazione della legge fino a quando non si sarà risolta la questione di fondo sulla costituzionalità della normativa stessa, sollevata dal Grupo Clarín.
Immediata la contromossa del governo che ha fatto ricorso alla Corte Suprema chiedendo l’annullamento del verdetto della Camera civile e commerciale federale favorevole alla controparte. La Corte Suprema deciderà se accettare o meno il ricorso ‘per saltum’ (previsto per “casi sensibili”) presentato dall’esecutivo.

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