Ancora nessuna traccia del bimotore scomparso a Los Roques

CARACAS – E’ ancora mistero sulla sorte del bimotore scomparso improvvisamente dai radar il 4 gennaio mentre, a 10 miglia dalla costa, si recava dall’arcipelago Los roques a Caracas. A bordo, oltre al pilota, Germán Merchán di 72 anni e con 18 mila ore di volo, e al co-pilota, Josè Ferrer di 45 anni,  vi erano quattro turisti italiani: Vittorio Missoni, figlio del noto stilista Ottavio Missoni, la moglie Maurizia Castiglione e due loro amici, Elda Scalvenzi e Guido Foresti.

Anche ieri sono proseguite le ricerche nonostante il mare mosso di questi giorni renda difficile la navigazione. Motovedette della Guardia Costiera, elicotteri, imbarcazioni private e barche di pescatori setacciano lo spazio marino dove, si suppone, possa essere caduto l’aeromobile. Diminuisce col  passare delle ore la speranza di trovare superstiti. E’ probabile che, nei prossimi giorni, la ricerca si estenda anche lungo la costa. Infatti, gli esperti considerano molto probabile che alcuni rottami del bimotore possano essere trasportati dalle correnti in terraferma.

Strana coincidenza, il 4 gennaio del 2008, mentre era in volo tra Caracas e l’archipelago di Los Roques, scomparve il bimotore della Transaven, sigla YV2081, con a bordo un gruppo di turisti, tra cui 8 italiani. Le ricerche di questo aeromobile dovrebbero riprendere il 29 gennaio.

– La ricerca in mare – ha detto giorni fa Mario Pica, ex pilota dell’aviazione e consulente delle famiglie dei connazionali che erano a bordo dell’aereo – sono essenziali. E’ un’operazione decisiva. Se non troviamo l’aereo vuol dire che non è precipitato.

Ed allora prenderebbe corpo l’ipotesi del dirottamento del piccolo aereo da parte dei narcos, per poi impiegarlo nel trasporto della droga. In quel caso, resterebbe un mistero la sorte dei passeggeri e del pilota che  potrebbero essere ancora in mano dei malviventi.

Il 2 marzo, del 1997, sempre sulla stessa rotta, scomparve un altro bimotore  con a bordo un avvocato di Amnesty International, un suo amico australiano ed una coppia di giovani sposi veneti, Mario Parolo e Teresa de Bellis. Di loro, come di tutti gli altri turisti italiani scomparsi nelle acque di Los Roques,  non si è più saputo nulla. Si spera che in questa occasione  i connazionali possano essere riscattati sani e salvi.

Nel caso caso del bimotore di fabbricazione inglese (Britten Forman), con  Vittorio Missoni  a bordo, l’ipotesi dell’incidente pare prendere sempre più consistenza. Infatti, stando alla testimonianza di Enrique Prada – un pilota decollato attimi dopo – raccolta da “La Stampa”, il bimotore sarebbe scomparso in un cumulo di nubi.

– Ho visto l’aereo sparire davanti ai miei occhi. E’ scomparso inghiottito da un cumulo di nubi. – ha riferito il pilota per poi lanciare l’ipotesi che il bimotore possa essere stato colpito da un fulmine e, quindi, precipitato.  C’è chi avvalla questa ipotesi sottolineando che era stato dato l’avviso di maltempo e che, in alcune circostanze, tra quelle nuvole si può scatenare una energia tale da mandare in frantumi un aereo. Lo stesso Giuseppe Scalvenzi, fratello di Elda, tra i quattro italiani dispersi, al suo rientro a Brescia ha raccontato d’aver visto fulmini.

– C’era un temporale – ha detto ai giornalisti.

Qualunque cosa sia accaduto, il pilota, su questo tutti sono d’accordo, non ha avuto il tempo di comunicare l’emergenza o il sistema radio non ha funzionato dovuto a un guasto.

Chi ha conosciuto Germàn Merchàn, 72 anni con più di 18 mila ore di volo alle spalle,  non ha dubbi nell’affermare che era un pilota di grande esperienza, capace di seguire quella  “rotta maledetta” a occhi chiusi, senza cioè bisogno degli strumenti di bordo. Sempre stando alle testimonianze raccolte, Merchàn oltre ad essere un bravo pilota era anche una persona assai prudente. Cosa lo abbia indotto a entrare nel cumulo di nubi, nonostante l’avviso di maltempo, è un mistero

Lo spicchio di mare in cui gli esperti credono possa essere caduto l’aereo, nonostante il mare mosso,  è scandagliato con estrema attenzione. Non si scarta che l’area di ricerca, già ampliata in questi giorni, possa essere ulteriormente allargata nelle prossime ore. C’è infatti chi pensa che il pilota abbia potuto tentare un atterraggio disperato, planando dopo aver perso i motori e cercando di portarsi il più vicino possibile alla costa.

Stando agli abitanti del posto, ed ai pescatori consultati, i fondali, oltre la barriera corallina possono raggiungere grosse profondità. Se l’aereo si è inabbissato, allora sarà difficile trovarlo senza l’aiuto di navi con la tecnologia adeguata.

I parenti di Vittorio Missoni, comunque, continuano a sperare. A Caracas è ora Luca Missoni, uno dei fratelli di Vittorio, che segue da vicino, accompagnato dalla nostra Ambasciata, lo sviluppo delle ricerche. Il Direttore dell’ufficio stampa del “Ministerio de Relaciones Interiores y Justicia”, Jorge Galindo, ha informato, attraverso il suo account in Twitter, che l’Ambasciatore Paolo Serpi si è recato nell’area in cui si svolgono le ricerche. Stando sempre a Jorge Garrido, il nostro ambasciatore avrebbe manifestato fiducia nelle autorità venezolane.  L’Unità di Crisi del Ministero degli esteri segue con attenzione lo sviluppo della tragica vicenda.

Vittorio Missoni, uno dei quattro turisti scomparsi questo 4 gennaio, è assai noto nel mondo della moda. Figlio dello stilista Ottavio Missoni, è, di fatto, l’ambasciatore del marchio di famiglia, “Missoni Spa”, di cui è stato Direttore Generale.  Vittorio Missoni, che ha tre figli, si era recato a Los Roques, in compagnia della moglie e di alcuni amici, per trascorrere le vancanze natalizie dedicandosi alla pesca, che è sempre stata la sua grande passione.

Luca Missoni, fratello di Vittorio, in questi giorni a Caracas, commentando ai microfoni del Tg2 l’andamento delle richerche ha affermato di “avere fiducia”.

– Noi siamo fiduciosi – ha detto –  per quello che i venezuelani stanno facendo con atteggiamento molto positivo.

Luca Missoni si è detto convinto che le autorità locali ”andranno oltre gli otto giorni” di ricerche previsti in questi casi, sottolineando che si sta cercando verso ”tutte le piste possibili”; una convinzione, quasi una certezza, condivisa dal nostro ambasciatore, Paolo Serpi.